Arte, rinvenuta la "Gemella della Gioconda"

Immaginereste mai che la famosissima “Monna Lisa” abbia una gemella? Ebbene si: è l’eccezionale scoperta fatta al Museo del Prado di Madrid qualche giorno fa! I dettagli.

La vedete nell’immagine qui sopra: la “Gioconda Gemella” è stata rinvenuta per caso. Sembra sia stata dipinta da un allievo di Leonardo: il dipinto è stato pulito accuratamente per diversi mesi prima di essere esposto al pubblico.

Per diverso tempo è stata tenuta lì, in disparte, tacciata di essere una banale riproduzione ad opera di pittori fiamminghi: gli esami di laboratorio, invece, hanno stabilito che realmente il dipinto fosse risalente all’epoca di Leonardo, quindi verosimilmente creato da un allievo del Maestro!

Insomma: una scoperta importantissima per il mondo dell’arte, che rivoluziona totalmente la storia della Monna Lisa: chissà che non serva a scoprire cosa si cela dietro il suo proverbiale e misterioso sorriso!

6 Commenti

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  5. LE 2 GIOCONDE SONO AFFACCIATE SUL LARIO

    Vorrei qui smentire la versione data dal Dott. Gabriele Finardi del Museo del Prado sulla copia della Gioconda che sarà esposta al Louvre da oggi nella mostra sul restauro della Sant’Anna.

    In particolare vorrei smentire che l’opera è stata realizzata parallelamente all’originale nello studio fiorentino di Leonardo e che possa essere stata realizzata con certezza da Francesco Melzi con un paesaggio tipicamente toscano.

    L’osservazione del paesaggio emerso dal restauro ha reso possibile, grazie alla messa in luce di caratteristiche simili a quelle dell’originale leonardesco, ma in modo ancor più preciso e amplificato rispetto allo stesso originale, ci porta ad individuare, nello sdoppiamento della linea d’acqua sul lato sinistro, in perfetta linea col lato destro, quella prova, fino ad oggi sconosciuta, che ci può far affermare con una certa sicurezza che la Gioconda si affaccia su un paesaggio non certamente toscano ma lombardo e precisamente si tratterebbe del Lago di Como e dei suoi due rami.

    In primo piano è infatti possibile riconoscere il ramo lecchese con la caratterista vetta seghettata del Resegone e in secondo piano, sulla sinistra, la presenza di un bacino d’acqua che nell’originale non è più visibile probabilmente a causa dell’alterazione dei pigmenti e di gran parte della superficie pittorica del dipinto; la posizione dello stesso collocata orizzontalmente rispetto alla diagonalità di quello in primo piano portano ad accostarlo col ramo comasco del Lario.

    Una pulizia dell’originale del Louvre porterebbe certamente ad una conferma di questa constatazione ma i forti rischi di un simile intervento hanno sempre impedito di vedere in modo più chiaro i colori reali e il paesaggio retrostante la Gioconda.

    E’ pertanto giusto ora considerare cosa tale ipotesi possa apportare di nuovo alla lettura critica e storica della Gioconda ed alla attribuzione di identità della stessa.

    Potrebbe rappresentare questa tesi una conferma all’ipotesi già avanzata dal sottoscritto nel 2005 sull’identificazione della Gioconda con una donna della corte sforzesca: Bianca o Caterina? E che la sua ambientazione logica e naturale sia il territorio del Ducato milanese di cui il lago di Como faceva parte.

    Per quanto riguarda la paternità della Gioconda del Prado, a mio avviso la questione è ancora aperta. Si può rintracciare il suo autore nella scuola Milanese proprio fra Melzi, Salaì e Luini; e, secondo quanto affermava già nel 1700 Padre Luigi Lanzi, in particolare nella mano del Luini, considerato da Lanzi allievo diretto del Vinci e suo più celebre imitatore; il Luini (1481-1532) avrebbe potuto eseguirlo prima di Melzi (1491-1568) e Salaino (1480-1524), quando Leonardo era appena tornato, nel 1506, a Milano da Firenze . Infatti si ha notizia dell’attività del Luini già dal 1507 e considerando che Leonardo rimase a Milano fino alla fine del 1515 (secondo la recente lettera trovata dal Pedretti), vi sono molte probabilità che l’incontro fra i due sia realmente avvenuto prima della partenza di Leonardo per la Francia e che questa copia della Gioconda sia proprio una delle prime effettuate dal giovane allievo. Sono molti i particolari che lo possono rivelare: i drappeggi, le loro trasparenze, le espressioni, i riccioli dei capelli, le sopracciglia, la posa delle mani, gli incarnati, ecc…. I drappeggi confrontati con alcune Madonne del Luini presentano le stesse caratteristiche e la medesima morbidezza nel rapporto fra pieni e vuoti, fra chiari e scuri; così come la ricerca della trasparenza nella sovrapposizione dei veli della spalla la possiamo ritrovare nella Salomè di Boston o nella Holy Family del Museo del Prado. Particolarmente interessante è il confronto fisionomico con la Santa Caterina del Museo di Budapest dove è presente un lieve strabismo della Santa che richiama quello della copia del Prado.

    Naturalmente le opere del Luini citate per questo confronto sono più tarde, più mature; in esse si può apprezzare l’insegnamento del maestro che si rivela attraverso la morbidezza che è propria di Leonardo e che Luini apprese come nessun altro fra gli allievi. Il fatto che nella Gioconda del Prado siano presenti tali caratteristiche plastiche, anche se appena accennate, è la dimostrazione che la copia venne effettuata poco tempo dopo la frequentazione, da parte di Bernardino, dello studio milanese di Leonardo.

    Prof. Ernesto Solari

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