Bozze per un romanzo

Capitolo 13

Tornava a casa, mentre il cielo cominciava ad imbrunire.
Guardava intorno a se le auto correre sulla grande strada che costeggiava il marciapiede, mentre il cielo sembrava tingersi di mille colori e sfumature, che dall’azzurro si spingevano fino al rosa, all’arancio e al rosso più in fondo, quasi vicino al sole che stava per tramontare.
L’aria della sera era fresca, e dava una sensazione di pace e tranquillità che facevano da perfetta cornice a quella giornata così strana, particolare, eppure così bella. Sentiva dentro se la voglia di rivedere ancora quella ragazza, per continuare a sentire la sua voce e i suoi meravigliosi aneddoti che solo lei sapeva raccontare così, con quell’enfasi strana che, come una calamita, attiravano a se i suoi occhi e la sua mente.
Camminava ancora, con passo lento ma deciso: ormai era quasi giunto a casa, ma proprio non aveva voglia di tornare: c’era ancora luce, e l’aria era fresca ed accogliente, come un’invito a fare un pò più tardi del solito, per sentire l’odore dei fiori, le meraviglie della natura e di quel cielo così magico, quasi dipinto da mille emozioni e sensazioni silenziose.
Poco distante da li c’era una panchina in marmo: era tutta rifinita, e poggiava su due grossi lastroni di pietra. Era abastanza antica a giudicarla bene, ma si era mantenuta lungo il tempo. Qualche anziano, la usava per dar da mangiare ai piccioni, e per scambiare quattro parole tra di loro, ricordando delle loro mogli, dei figli che li hanno abbandonati, o per parlare del governo, della politica, delle cose sentivano in TV. Quella sera, però, la panchina era vuota.
Dietro la panchina, un piccolo giardinetto con dei cespugli di gelsomino che si ergevano, rigogliosi, fino a pochi centimetri dalla panchina stessa emanando, nell’aria della sera, una dolce fragranza nell’aria, colpiti dagli ultimi raggi del sole che sta per dare il suo posto alla luna, che fa, piano, la sua timida comparsa.
Si sedette, contento e rilassato, su quella panchina, guardando quel meraviglioso dipinto davanti a se: osservava il lento scorrere del tempo, un piccione che camminava poco distante e beccava qualcosa.
Un’autobus si fermava li vicino, e una ragazza, vestita di bianco, scendeva, e parlava al cellulare: aveva pressapoco la sua stessa età, i capelli lunghi e leggeri, che svolazzavano ad ogni soffio di vento, di quella leggera brezza che accarezzava il viso.
Immagianva con chi potesse parlare al telefono, e giunse, in poco tempo, alla conclusione che l’interlocutore fosse, molto probabilmente, il suo ragazzo: ricordava i tempi in cui anche lui era come quella ragazza, quando anche lui aveva qualcuno che condivideva i suoi stessi desideri. Ma fu il tempo di un’attimo: non aveva certo voglia di rovinare quella meravigliosa serata.

Non quella sera!

( … Continua … )

Bozze per un romanzo : solo una cosa voglio aggiungere . Non pensate che davvero quanto ho raccontato sia la fotocopia di cose accadute realmente . Magari ho preso spunto , ma per tutto il resto è soltanto frutto della mia fantasia . Questo racconto , come tutti quelli che seguiranno , sono PROTETTI DA LICENZA CREATIVE COMMONS LICENCE . E’ vietata la copia e la riproduzione, siano esse anche parziali . Se qualcuno fosse interessato al mio racconto , può contattarmi privatamente dalla sezione "Contatta Il Giomba" (C) Giomba – C.C.Licence

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