“Che peccato”: è l’unica cosa che riesco, spesse, troppe volte a dire quando penso e ripenso a immagini e momenti vissuti e ormai trascorsi…
“Che peccato”: non riesco più a dire altro, ormai, da diverso tempo. E’ l’unica cosa sensata che mi viene da dire quando penso a tutto quel che è stato nel mio passato, e a cosa è, adesso, il mio presente: intendiamoci, non che mi sia andata male, anzi, potrei dire che è andata oltre ogni più rosea aspettativa, specie se considero quali erano le premesse personali (e non solo)…
…Eppure, qualcosa di amaro resta in bocca, e rimane solamente un senso di astruso vuoto, come uno spartito non terminato, come l’inchiostro della penna terminato a metà su un foglio che raccontava una poesia, e quel niente che resta, rappresentato solo ed esclusivamente da te stesso, che, a ben giudicare, è tutt’altro che niente, ti serve per riflettere e ricordare qualcosa di più.
Ripensi, così, a domeniche pomeriggio con le strade deserte, in cui era bello perdersi tra le strade della città, camminando verso mete che nessuno di noi conosceva, spinti solo dall’acceleratore che ci dondolava verso un costante moto silenzioso, mentre sorridevamo, mentre guardavamo in giro ed era bello parlare senza sapere dove saremmo andati a finire, con la costante paura di perderci e non riuscire più a trovare la strada, come quella volta che stavamo per perderci in mezzo ad alcune stradine di campagna assolutamente sterrate, con il cuore in gola ma tremendamente divertiti, o quella volta che la strada era maledettamente stretta, e abbiamo rischiato fortissimo di rimanere incastrati tra due muri, e la radio cantava e ci dava compagnia. E poi, tutto terminava nella nostra piazzetta, nel nostro solito posto, all’ombra, a rilassarci, con i finestrini abbassati e l’ombra del sole che calava, piano piano, dietro le montagne, e il cielo azzurro diveniva, silenziosamente, rosa, e, di colpo, color oro, bruciato dal tramonto che ci vedeva insieme.
Non posso negare di aver pensato a cosa sarebbe adesso, a come sarebbe adesso, con tutte le cose che sono cambiate nella mia vita e nella mia persona, nella mia mente e nei miei pensieri, sebbene – poi – mi rendo conto che è cambiato tutto per non cambiare nulla, e non certo in me, perché, forse – non lo so – le tue paure, i tuoi limiti, le tue idee sono sempre la, ed è anche giusto che ci siano, ci mancherebbe, ma che futuro potrebbe esserci?
La verità è triste e la conosco, eppure quei frangenti mi mancano, ma da troppo tempo, ormai, ho forzatamente imparato a sostituirli, con violenza come si tenta di veicolare la distruzione, con violenza come si tenta di direzionare un flusso di dolore, con violenza, facendomi del male, ma anche facendoci del male, purtroppo, dobbiamo imparare a vivere e sopravvivere…