Chi è un matto?

Matto. Che brutta parola. Ma poi, un “matto” chi è?

Anche chi considera semplicemente “matto” un matto, è matto a propria volta.
C’è chi è seriamente convinto che la malattia mentale porti ad avere dei sacchi vuoti di fronte a se.
Rifletto: tutti i più grandi uomini della nostra storia sono stati considerati matti: penso a Maria Montessori, che veniva presa per matta quando voleva imporre il suo modo di educare i bambini, in un epoca in cui il bambino era poco considerato se non per lavorare o andare in guerra.
Penso a Giuseppe Moscati, il medico diventato poi santo, che ha creduto fermamente nelle sue idee, andando anche contro il potere, e cacciandosi più volte nei guai.
Penso a Madre Teresa di Calcutta: chissà in quanti hanno pensato fosse matta quando aiutava i poveri per le strade dell’India, quando lei stessa si privava di un pezzo di pane, quando non gli importava nulla di stare in mezzo agli ammallati, nonostante, spesso, fosse messa in guardia della pericolosità di ciò, per via del contagio delle malattie.
Penso a Leonardo Da Vinci: quante volte si sarà sentito dire “matto” solo perchè creava strane “macchine volanti”, che si sono rivelate moderne ancora oggi, a distanza di seicento e più anni!
Penso ad Antonio Meucci: chissà quante volte si sarà sentito ridere dietro dopo essere stato additato come “matto” per via di quella sua invenzione con cui voleva rivoluzionare il mondo, il “telefono”.
E’ paradossale, ma lo stesso Franco Basaglia, forse, fu definito matto: lui, che ha ridato dignità al malato mentale.
Tutti i più grandi uomini sono stati dei “matti”, almeno per gli occhi degli altri.

Il matto chi è?
E’ un corpo vuoto, un silenzio che sta su due gambe, vive in un mondo parallelo, nel grigiore di muri e corridoi. Nei loro occhi vive un passato lontano, ombre e sguardi che si perdono verso il cielo azzurro, verso la luce del sole che filtra da grate spesse ed arrugginite.
Stanno nel loro silenzio, ma hanno bisogno di essere ascoltati: come può, un uomo, sentirsi a suo agio, aver voglia di parlare, se nessuno lo ascolta? Come può un uomo aver voglia di vivere se è stato privato della sua vita, della sua identità?
Come una candela che si spegne pian piano, è un uomo che ha bisogno di combattere, ha bisogno di stimoli nuovi, ha bisogno di parlare: forse, ha solo bisogno di vivere un presente migliore del passato in cui le persone con disagio psichico venivano emarginate, e privati della loro stessa dignità.
Anche l’amore, in fondo, è pazzia: “l’amore è la più seria malattia mentale“, si diceva un tempo. Pensateci.
L’amore, spesso, ci fa diventare matti, annullando i nostri pensieri che viaggiano verso un’unica, singola, direzione. Un matto può essere “chiunque”: qualcuno mi dice che avrei potuto fare lo psicologo, e forse non ha tutti i torti. Mi dicono che, probabilmente, avrei avuto molto successo come psicologo… E chissà che non abbiano ragione!

Chi è un matto? I matti siamo noi quando non vediamo più in la del nostro naso. I matti siamo noi, quando in un matto vediamo, semplicemente, un matto.

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