Depressione, l'origine del problema potrebbe risiedere nel DNA

Depressione - Forse nasce dal DNA

Depressione originata nel DNA? E’ questa l’affascinante ipotesi ventilata da una recente ricerca. Scopriamo insieme i dettagli.

Depressione scritta nel DNA: è questa l’interessante ipotesi ventilata dai ricercatori del Massachussets General Hospital di Boston, che, in uno studio riguardante la genetica, hanno individuato ben 17 possibili “geni della depressione”, ovvero 17 particolari sequenze genetiche quasi sempre rintracciabili in chi soffre di tale disturbo.

Per giungere a tale risultato, sono state coinvolte 300.000 persone di origine europea, 75.607 delle quali colpite da depressione: dalla comparazione tra il DNA di chi soffre di depressione e il DNA di persone “sane”, sono emerse ben 17 differenze sostanziali, definibili, appunto, geni della depressione.

Per una maggiore sicurezza dei risultati, inoltre, la ricerca è stata ripetuta anche su due ulteriori campioni di individui, con i medesimi risultati: lo studio apre, quindi, a nuove possibilità e a nuovi possibili scenari relativi, appunto, ad una particolare origine genetica, che potrebbe aprire spiragli successivi nella lotta alla problematica, che potrebbe essere diagnosticata con largo anticipo e fermata prima che metta in atto i meccanismi ben noti, che tanti problemi provocano a chi viene colpito dalla patologia.

I ricercatori commentano:

Questi risultati sono veramente stimolanti. Per la prima volta abbiamo trovato una regione genetica associata alla malattia e quello che rende straordinari i risultati è la somiglianza tra i risultati dei nostri studi. Le nostre scoperte di questo legame evidenziano un’area ampia, e penso che siamo solo all’inizio del nostro percorso attraverso il labirinto di influenze sulla patologia. I risultati sono sicuramente importanti e rivoluzionari, ma valgono però solo per una piccola parte del rischio genetico di depressione. Sono necessari altri studi più ampi per scoprire quali sono le altre parti del genoma coinvolte.

Speriamo in bene, insomma, affinché questa brutta patologia possa essere sconfitta, garantendo una vita (ed un futuro) migliore a tutti coloro che ne soffrono!

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