Dolce ricordo di un tempo che non ritorna

Dolce ricordo di un tempo che non ritorna

E’ solo un dolce ricordo, per un tempo meraviglioso che non potrà più tornare, che non potrà mai più essere lo stesso nella sua perfezione…

Ho un preciso ricordo di quelle giornate: erano i primi anni del 2000, anzi, per la precisione erano i primi cinque anni del Duemila.

Passata la paura – rivelatasi poi infondata ed assolutamente mediatica, dalla quale, ancora, a distanza di diciotto anni, non abbiamo imparato a diffidaredell’Y2K, era il tempo di una nuova vita per me, proiettato verso gli studi superiori. Nuova gente, nuove culture, nuove speranze, nuove esperienze, nuove amicizie.

Ricordo alla perfezione quel primo giorno, con quella ragazza che mi accolse con il suo sorriso: un sorriso che mi sarei portato dentro per tutti e cinque gli anni a seguire, e che fin da subito capii essere un sorriso che mi avrebbe, in qualche maniera,stravolto la vita.

Erano anni, in qualche maniera, difficili, ma, se ci penso diciotto anni dopo, rimpiango la loro meravigliosa spensieratezza, che noi – poveri adolescenti – non riuscivamo a cogliere, “costretti” dai nostri impegni scolastici, tra la paura delle interrogazioni, l’ansia dei compiti in classe, la fatica di questo tempo che passavamo, seduti, ad ascoltare, a comprendere, a conoscere nuove strade e nuovi percorsi.

Ricordo le prime Occupazioni, e quella gigantesca emozione, quel fiume di adrenalina elettrica che ti scorreva nelle vene, i cori e le chitarre che suonavano, i bongo e le canzoni urlate al cielo: ricordo le mattine di libertà che, talvolta, ci regalavamo, quando con mezzo sguardo capivamo che era la mattina giusta per scappare via, con i motorini e le prime auto, sotto il cielo azzurro dei primi giorni di primavera.

Le ragazze ci guardavano di nascosto, e se si accorgevano che ti ero accorto di loro, di colpo cambiavano sguardo e diventavano rosse rosse: ricordo il sole preso sugli spalti del campetto in mattoni, le mille speranze che avevamo per il futuro, mentre quel sole disegnava ombre e odore di fiori, nel mese di maggio, con la sua stupenda leggerezza e brio, con i fiori che spandevano il loro polline nell’aria, con la primavera che potevi, davvero, respirare nel corpo e nel cuore.

Ricordo solo che nulla, da quel giorno, è stato più lo stesso. E’ stato uno tra gli addii più dolorosi, uno tra i più “silenziosi silenzi” che la mia vita abbia ricordo. E mi manca, mi manca atrocemente quel tempo, che non ritornerà mai più.

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