Dovevamo dirci ancora tante cose...

Dovevamo dirci ancora tante cose

Avevamo ancora tante cose da dirci, troppe cose da dirci. Come quelle parole che ci sono rimaste strozzate dentro la gola…

Mi sono spesso ripetuto, in questi anni, che non doveva andare così: il finale non doveva essere questo. Dovevamo dirci ancora milioni di cose, tante cose, troppe cose che non trovano più spazio dentro di noi.

Non c’è più tempo perché non abbiamo più voluto averne, non c’è più voglia ad ascoltare perché abbiamo deciso di tapparci le orecchie per non sentirci più: dovevamo ancora raccontarci la nostra vita insieme, il nostro futuro, le nostre speranze, la casa che avevamo pensato per noi, il futuro che sognavamo insieme.

Abbiamo deciso di non guardarci più, anche se, a dirla tutta, sei tu che hai deciso per noi: la verità è che non solo mi dispiace, ma mi disgusta l’idea che siamo grandi e maturi e non riusciamo a comunicare con rispetto ed educazione, no fosse altro che per gli anni trascorsi insieme.

No, è più semplice farsi del male, fare del male, continuare a fingere che tutto vada bene, che tutto sia secondo i piani: mi dispiace, certo, sebbene – rispetto a qualche tempo fa – ho smesso di pensare che la vita sia terminata quel pomeriggio.

Ma una cosa te la voglio dire: in qualche modo, la primavera non ha più lo stesso odore, lo stesso colore, lo stesso sapore, lo stesso tiepido sole che ci abbracciava, ed anche il gelato, adesso, ha perso un po del gusto che adoravamo. Ed io, nonostante tutto, vado avanti, anche se la vita, adesso, ha perso un po del colore e dello smalto che aveva quando camminavamo insieme, ed insieme pensavamo di essere immortali ed invincibili.

L’inverno sembra essere un po più freddo, e le domeniche pomeriggio, adesso, sembrano non passare più, ma va bene lo stesso, perché bisogna comunque, ugualmente, vivere, mettendo dentro questa vita dei riempitivi che ci permettano di andare avanti senza sprecare quella preziosissima cosa che si chiama tempo.

Mi dispiace. Mi dispiace che sia andata così, che non ci sia stato un lieto fine, e che abbiamo perso la voglia e l’educazione di parlarci educatamente. Certo, fa sorridere la facilità con cui si può diventare estranei dopo anni trascorsi, giorno dopo giorno, insieme. Ma dobbiamo fare finta che questa sia la cosa giusta, che la nostra armatura di dolore ci protegga l’uno dall’altro. Ma che cavolo c’è, poi, da proteggersi?

Mi dispiace solamente che il sogno abbia spezzato quell’immensa illusione e quella bella perfezione, dando spazio a nuove, tristi, violente, consapevolezze che, purtroppo, non posso ignorare per quanto grandi ed immense siano: non dovevi portarmi al punto di accorgermi che quel sogno era splendido nella sua imperfezione. Qualcuno mi dice: “e di che ti lamenti? Ti sei salvato!”. Troppo semplice. Il cuore non risponde a dinamiche così basilari e semplicistiche.

Resta solo la mente con le sue immagini ed i suoi ricordi. Ed è tempo di andare via e continuare la strada.

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