Occhio alla diffamazione su Facebook: anche gli insulti non indirizzati a “persone specifiche” o letti da poche persone sono possibili di denuncia! Ecco perché.
La Cassazione conferma che gli insulti perpetrati su Facebook anche all’interno di “cerchie ristrette” e, comunque, non indirizzi a una persona con nome e cognome, sono ugualmente possibili di denuncia: la notizia arriva dopo il rinvio a nuovo processo di un Maresciallo della Finanza, che, proprio su Facebook, aveva scritto “attualmente defenestrato a causa dell’arrivo di collega sommamente raccomandato e leccaculo”. Anche se non viene fatto nome e cognome, e anche se il commento è visibile ai soli amici, proprio quegli amici possono, comunque, risalire all’identità della persona a cui è indirizzato l’aggiornamento di stato. Assolto in Appello, è stato rinviato a nuovo processo nel ricorso contro l’assoluzione, proprio perché la “cerchia ristretta” cui l’aggiornamento di stato era visibile, poteva tranquillamente capire di chi si stesse parlando.
In poche parole, occhio a cosa scrivete: la scusa del “visibile ai soli amici” non regge di fronte alla Legge!