Il Giomba intervista il Maestro Gianni Mazza

 

Ho avuto il piacere di intervistare, in una lunga intervista telefonica, durata oltre 45 minuti, il Maestro Gianni Mazza, famoso direttore d’orchestra RAI, che abbiamo visto, in oltre 30 anni di carriera, a fianco di personaggi come Renzo Arbore, Nanni Loi e Corrado, e che ha firmato la colonna sonora di trasmissioni storiche, come “Quelli della Notte”. Buona lettura!

Anzitutto grazie per aver accettato la nostra intervista. La prima domanda che vorrei farle riguarda la sua carriera artistica: sappiamo che è iniziata nel 1965 con la sua partecipazione al “Festival degli Sconosciuti” di Ariccia. Ma lei, se lo sarebbe mai aspettato che, da quella manifestazione, sarebbe cominciata la sua avventura nel mondo dello spettacolo?
Certo che no! Mi è capitato di poterlo fare e l’ho fatto: non l’ho fatto volentieri perchè non avrei mai voluto espormi così come cantante però mi hanno quasi “messo in mezzo”. Ero andato li per fare il pianista, ma feci sentire un mio pezzo che piacque moltissimo, in quanto era molto particolare, e mi fecero concorrere. Di certo non me lo aspettavo, anche perchè volevo fare altre cose, ma ciò che volevo fare lo sto facendo!

Parliamo un pò della sua gioventù: nasce a Roma nel 1944. Di certo non era un periodo facile per nascere, vista la guerra che in quegli anni incombeva. Cosa si ricorda della sua infanzia?
Mi ricordo il pianoforte a casa, gli studi e le rondini in primavera. Abitavo in una strada dove c’erano degli alberi e la primavera veniva annunciata dalle rondini la mattina presto: era una cosa che mi metteva particolarmente allegrfia, anche perchè la primavera è sempre una stagione bellissima. Ma una cosa che ricordo particolarmente erano i vicini, che conoscevo tutti: quando si andava dal vicino per chiedere “ha un pò di sale?”, giusto per fare un’esempio, si era abituati a collaborare, ad aiutarsi l’uno con l’altro. Conoscevo tutti i vicini e tutti mi conoscevano: tra l’altro, tutti mi hanno sopportato quando studiavo pianoforte in quanto rompevo abbstanza le scatole, visto che suonavo dalla mattina alla sera e non facevo delle cose “stupende”! Stavo anche due ore a ripetere lo stesso passaggio finchè non veniva…

Da piccolo, aveva già la passione per la musica?
La passione per la musica mi è stata “trasferita” dai miei parenti: mia nonna, mia mamma e mio zio suonavano tutti, e suonavano il pianoforte!

Questa sua passione la porta a studiare nel campo della sonorizzazione e della discografia, ma, sopratutto, la porta a studiare nel campo della direzione d’orchestra. Cosa ricorda dei sacrifici di quel periodo? Non dev’essere certo stato facile muovere i “primi passi” nell’ambiente!
Ho potuto muovere i primi passi in questo mondo soltanto grazie al fatto che suonavo abbastanza bene il pianoforte: oggi suono solo per lavoro ma prima ero esattamente al passo con i tempi, con un mio stile personale. Da lì ho cominciato a fare ciò che ho sempre voluto fare: in fondo, ho sempre pensato che come un calciatore può diventare allenatore, io, da pianista, potessi diventare tranquillamente un’arrangiatore o un direttore d’orchestra!

D’un tratto, “irrompe” nella sua vita la televisione, e non lo fa certo in maniera “pacata”! Comincia, infatti, una collaborazione di “alto livello” con Nanni Loi nel programma “Tic” su Rai Uno. Si ricorda il modo in cui cominciò questa collaborazione?
E’ stata fortuita: ho conosciuto Nanni che ero abbastanza giovane, tramite amici, in casa. Fu lui stesso a chiedermi di curare le musiche della sua trasmissione e io, senza capirne molto, ho buttato lì un “qualcosa” che, evidentemente, piacque molto! Ho creato questa sigla un pò strana, con i lirici che cantano qualcosa di leggero (ho sempre avuto la voglia di creare qualcosa di simile!). Era strana se consideri che i lirici, per loro impostazione, sono sempre un pò “impettiti”, nel senso buono del termine, un pò goffi… E poi non si capisce mai niente di quel che cantano, e così decisi di creare questa sigla cantata da soprani e tenori.

– Che emozioni ha provato nel ritrovarsi nel mondo dello spettacolo?
Mi ricordo poco di quell’epoca, ma ricordo che era una cosa molto importante: Nanni Loi era simpatico e buono, e le emozioni che ho provato erano molto variegate. Il mondo dello spettacolo è estremamente “illusorio”, e questo andrebbe detto più spesso, e spesso ci riserva delle sorprese poco carine. Le stesse persone che si conoscono, alle volte, non sono quelle che sembrano…

– Da questo istante, la sua vita comincia a prendere una piega diversa, come arrangiatore: tuttavia, da li a poco, avrebbe conosciuto un’altro grande “mito” della radio e della televisione italiana. Stiamo parlando di Corrado: come vi siete conosciuti?
Ci siamo conosciuti in sala d’incisione, quando incise “Carletto”: evidentemente gli rimasi simpatico e mi propose di fare un’anno con lui, tutti i giovedì. Il programma si chiamava “Ciao gente”, e si può considerare come una sorta di “antesignano” di tanti programmi che, da li a poco, avrebbero cominciato a popolare il mondo della TV, con altri titoli e altri produttori.

– Che ricordo ha, lei, di Corrado?
Quando parlo di queste persone così “grandi”, uso sempre il termine “buono come un padre”: al suo confronto mi sentivo, ovviamente, un bambino, considerando che Corrado è un “mostro sacro”. La cosa che mi ricordo particolarmente è il fatto che non ho mai visto Corrado arrabbiato: non penso che non si arrabbiasse mai, ma se c’era qualcosa che non andava, aveva la capacità di dirlo in maniera pacata. Era sempre pronto al sorriso…

– Vorrei, per un’istante, fare una digressione rispetto alla sua carriera per parlare della televisione di quel periodo. Era un periodo di grandi cambiamenti con la TV commerciale che prendeva sempre più piede e il “Monopolio” della TV di Stato che andava scemando. Cosa ricorda, lei, di quella TV?
Considera che il lavoro con Corrado lo feci presso la nascente “Canale 5”, al tempo ancora “Tele Milano”: gli uffici erano in Viale Mazzini, di fronte la RAI. Da li è cominciata questa lotta che, al tempo, non era così forte: da quel momento, però, la TV è cambiata moltissimo perchè, purtroppo, la RAI si è adeguata alle logiche della TV commerciale e qui, forse, la RAi ha sbagliato. La RAI è ciò che siamo noi, ciò che è il nostro Stato, il nostro Governo, quindi spesso le decisioni politiche influiscono sul risultato finale…

– Torniamo a parlare della sua carriera: proprio perchè non vogliamo farci mancare nulla, da li a poco avrebbe incontrato un personaggio che l’avrebbe “consacrata” definit
ivamente al dorato mondo dello spettacolo: stiamo parlando di Renzo Arbore. Si ricorda il vostro primo incontro?

Con Renzo ci siamo conosciuti nel periodo in cui sono stato fidanzato con una persona legata a Renzo stesso (non voglio fare nomi): avremmo potuto diventare parenti. Poi ci siamo separati e ritrovati a collaborare insieme!

– Che rapporti aveva con Renzo? E che rapporti ha oggi? Siete rimasti amici?
Certo, siamo rimasti amici: ormai ci si vede ben poco. Capita di incontrarci solo a qualche festa o, purtroppo, a qualche “commemorazione”, ma nel periodo in cui lavoravamo insieme ci si vedeva quasi ogni giorno, ma da parte mia c’è sempre un grande sentimento di stima e di affetto.

– Giungiamo, finalmente, al culmine massimo della sua carriera: parliamo di “Quelli della Notte”, storico programma di Rai Due record di ascolti. Secondo lei, perchè “Quelli della Notte” piaceva così tanto?
Piaceva perchè ha rappresentato il “cambiamento di direzione” in ciò che significava “fare spettacolo in TV”: era tutto il contrario di programmi come “Studio Uno”, così pomposi. Era qualcosa di comico, quasi di “fatto in casa”: ecco perchè saltò subito agli occhi come qualcosa di “diverso”, con la spregiudicatezza di certi personaggi, le battute “stupide”, Renzo che sminuiva tutto ma sminuendo valorizzava. Basta pensare al nome che aveva l’orchestra, i “New PAahetic Elastic Orchestra”!

– C’è un programma, nella TV di oggi, che si può paragonare a “Quelli della Notte”?
Assolutamente no. Ci sono delle cose che mi piacciono, poche a dir la verità, ma come “Quelli della Notte” no di certo. C’è forse più qualcosa come “Indietro tutta” che, nonostante fosse un’ottimo spettacolo record di ascolti, non era certo come “Quelli della Notte” a livello di intuito e di genialità.

– Ci sveli un segreto: cosa accadeva, dietro le quinte, in attesa dell’inizio della trasmissione? Possiamo immaginare, viste le tante risate che quella trasmissione ci ha regalato, che dietro le quinte ne accadessero di tutti i colori!
Certo! In realtà noi andavamo in trasmissione senza sapere cosa sarebbe successo, e il risultato era che quando si rideva si rideva davvero: era tutto molto spontaneo, cosa che oggi manca. Dietro le quinte non ci vedevamo, perchè ognuno di noi lavorava separatamente: ad esempio, io avevo il camerino davanti a quello di Nino Frassica, e lo sentivo mentre ripassava la sua parte. Infatti, Renzo sapeva ciò che si sarebbe fatto, ma tutti gli altri non sapevano cosa avesse fatto lui: questa era la grande intelligenza di Renzo! Non si facevano le “prove generali” ma ciò, però, è degenerato nel tempo con l’abolizione totale delle prove, e questo è sbagliato, perchè altrimenti vengono fuori delle vere “cagate”! Si aveva l’idea che, facendo le prove, si perdesse di spontaneità, ma un minimo di prove bisognava sempre farle!

– Era questo il periodo di canzoni che hanno fatto la storia, come “Il Clarinetto” dello stesso Arbore, o come la famosa sigla della trasmissione “Ma la notte no”: qual’era il segreto di quelle canzoni? Come mai piacevano così tanto?
Beh, prima della canzone piaceva il “personaggio”: qualsiasi cosa facesse Renzo andava bene, anche la pubblicità della birra! Ad esempio, dopo “Quelli della Notte”, Renzò andò a Sanremo con “Il Clarinetto” e arrivò secondo: la canzone era molto divertente e giocava, in maniera molto pulita, sul “doppio senso”. Si è trattato, in pratica, solo di riadattare dei tormentoni, che alla fine ci sono sempre stati!

– Un’altra, importante, svolta nella sua vita arriva con Michele Guardì: come vi siete conosciuti?
Michele l’ho conosciuto tanti anni prima in una sala prove in cui era presente anche Tony Cucchiara: Michele era ed è amico di Tony, con cui ho avuto il piacere di lavorare. Fu proprio Tony a presentarmi, un giorno, un suo amico, e questo amico era proprio Michele ma, ovviamente, io non potevo saperlo! Fu Michele stesso, tanti anni dopo, a dirmi che quell’amico era lui! Evidentemente, Michele si è incuriosito al “Maestro Mazza”, che era un pò matto, e così fui contattato da un Dirigente di Rai Uno che mi prospettava di “presentare musicalmente” delle gare per una nuova trasmissione che sarebbe cominciata da li a pochi mesi. Il programma era “Scommettiamo Che?”, che è stato un programma storico della RAI, totalmente diverso da ciò che avevo fatto, fino ad ora, con Renzo. Di certo, Michele aveva quella voglia di fare “umorismo” calando l’umorismo stesso in un contesto più “serio”. Era un’abitudine che, secondo me, si era persa per strada: eravamo al Teatro Delle Vittorie, facevamo la Lotteria di Capodanno… Insomma, era davvero un periodo impegnativo!

– Inizia, così, il periodo dei grandi spettacoli della prima serata Rai, come “Scommettiamo Che?”, ma anche tutta una serie di trasmissioni della fascia pomeridiana della RAI: non doveva essere facile, per lei, “sdoppiarsi” tra più palcoscenici e studi televisivi! Che ricordo ha, lei, di quelle esperienze?
E’ stato un periodo impegnativo ma estremamente divertente: dovevo cambiarmi tutti i giorni, organizzarmi, preparare giacche, camicie, e tutto doveva essere pronto con una precisione millimetrica, senza contare tutti i vari pezzi che dovevo scrivere per le puntate. Facevo le nottate a scrivere e nel mio studio la luce era sempre accesa!

– Altra importante “tappa” della sua carriera artistica è rappresentata da “Domenica In”, il contenitore della Domenica di Rai Uno: quale edizioni preferisce di “Domenica In”? Quella in cui era presente anche lei, o quella attuale, condotta da Giletti e Baudo?
Beh, sono due cose completamente diverse! A dirti la verità, ci fu una “Domenica In”, la prima che feci, nel 1996, con Mara Venier, che mi piacque moltissimo: in quell’anno, trovammo una grande complicità che durò per tutta la durata del programma. Purtroppo, l’anno dopo non ci fu più Mara per un disguido e al suo posto arrivò Fabrizio Frizzi: anche in quel caso fu una bella esperienza, ma non l’ho vissuta “appieno”. Era un pò più “meccanica” rispetto a quella dell’anno prima, nonostante fu, comunque, un grande successo!

– Dopo essere tornato nella squadra di Guardì con “I Fatti Vostri”, passa a Mediaset per far parte del cast di “Buona Domenica”: cosa ha rappresentato, per lei, il passaggio a Mediaset?
Anzitutto, una grande curiosità! E’ stato bello e divertente: è stato un pò faticoso, per me, sopportare alcune cose del programma che non mi piacevano, ma non essendo autore non volevo star li a discutere. Posso dirti che in Mediaset si lavora davvero bene perchè la gente lavora tutta, dalla mattina alla notte. In Redazione, magari, ci sono solo tre persone, mentre in Rai ne trovi trenta, e fa bene il suo lavoro perchè deve rendere conto a
un “capoarea” che rende, a sua volta, conto direttamente alla Direzione, e quindi tutto è un pò più “controllato”. Mi piace meno quando la politica, però, entra nelle scelte dei canali stessi, ma questo è un’altro discorso…

– Nell’anno della sua partecipazione, si fece un gran parlare dell’abbandono di Claudio Lippi dal cast di “Buona Domenica”, ritenuto un programma “trash”: lei cosa ne pensa del fenomeno del “trash” in TV?
Beh, da quell’episodio ad oggi le cose non sono poi così cambiate: quei tipi di programmi sono sempre tendenti alla “baruffa”, allo “schiamazzo”, alle offese. Prendi il nuovo Grande Fratello, in cui ci sono continue minacce di liti e di risse, forse per spingere di più lo spettatore a guardare, ma alla fine diventa una schifezza! Lippi lasciò il programma anche per via di questioni “autorali”, dal momento che fu preso nel cast anche come autore, non soltanto perchè era “Claudio Lippi”. Peccato che, però, le sue cose non venivano mai accettate, quindi si è trovato a fare delle cose che gli altri gli facevano fare, ma mai d’accordo! Ad un certo punto, evidentemente, non ce l’ha fatta più. Mi è dispiaciuto, e spesso ci sentiamo al telefono: è una persona che stimo perchè ha avuto il coraggio di andarsene. La cosa che più mi è dispiaciuto, però, è il fatto che nessuno lo ha aiutato nel suo lungo periodo di assenza. Nella nostra società c’è sempre uno più debole che, evidentemente, non andava aiutato: nessuno ha, ufficialmente, preso le sue difese. Tutti abbiamo fatto finta di niente: questa cosa vale per tutte le persone deboli che vengono “soppresse”. Paradossalmente, anche se in questo contesto non c’entra, mi viene alla mente la notizia del ragazzo pestato in carcere (Stefano Cucchi, N.D.Giomba) che è una delle milioni di situazioni presenti in Italia in cui non si capisce bene come sono andate le cose…

– Arriviamo così ai giorni nostri: sappiamo che è in uscita un suo nuovo CD…
(Sorride)
Uscirà il 27 Novembre: il CD conterrà le canzoni della nostra gioventù, e di ciò che ci ricordiamo della nostra televisione. Sono tutte canzoni edite: ho pensato “perchè creare delle canzoni nuove? La gente deve prima impararle, poi valutarle!” (Sorride) Il CD contiene le sigle della nostra TV, visto che sono sempre stato legato alle sigle, come “Disco Bambina”, “Ma che musica maestro”, “Bandiera gialla”: tutti motivi legati alla TV che è stata. Non so se c’era davvero bisogno, ma io voglio portare avanti questo patrimonio della nostra memoria! Sono canzoni che mi danno molta allegria e ho visto, personalmente, che quando vengono suonate nelle serate la gente canta, si diverte! Sono quindi attualissime e si possono continuare a fare, anche non nella versione originale, altrimenti sono destinate ad essere riascoltate solo alle due di notte, quando Rai Due passa “Rivediamoli”, con tutti gli “amarcord” della TV che è stata!

– Che progetti ha per il futuro?
Ah, mi chiedi cosa voglio fare “da grande”! (Sorride) Mi piacerebbe fare l’arrangiatore e fare tanti concerti in giro: i concerti mi danno la voglia di migliorarmi, di adeguarmi. Nei concerti stai a contatto con la gente e hai modo di vedere immediatamente il risultato. E’ un vero “sprone” all’inventiva: nei concerti mi vengono in mente le cose che posso fare, cosa che in TV è difficilissimo che accada! Io non sono un’autore, quindi in TV devo fare le cose che mi dicono di fare!

– C’è un’aneddoto particolare, riguardante la sua carriera, che porterà sempre con se?
Me ne viene in mente una: ricordo che un’anno feci un Carnevale a Milano, in Piazza del Duomo. Con me c’era Teo Teocoli, Beppe Grillo, Enzo Jannacci e tanti altri. Una cosa pazzesca! Ma la cosa che davvero mi resterà in mente era un Capodanno a Torino, con 15.000 persone: mi hanno trattato come fossi Vasco Rossi! Avevo quattro Bodyguard, quattro bestioni, due davanti e due dietro, che quando decidevano che si doveva andare… Dovevo andare! Non potevo fermarmi per stringere la mano o fare un’autografo!

– In conclusione, le chiedo un saluto per i lettori del Bar Giomba

 

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