Le esperienze devono necessariamente servire a qualcosa, ed io, proprio per l’esperienza, ho imparato a non illudermi più, neanche di fronte a fatti evidenti…
Si chiamano esperienze perché devono servire a insegnarti qualcosa: dalle mie esperienze, ad esempio, ho imparato a non illudermi più, nemmeno se ho evidenze concrete di fatti e persone, nemmeno se penso a situazioni che potrebbero fare, in qualche modo, la differenza. Non m’illudo e basta.
Qualche giorno fa, ad esempio, mi è capitata una cosa curiosa, sopratutto quasi rara per me che, sinceramente, non mi vedo un adone ma una persona “normalissima”: mi arriva voce di una ragazza che mi definisce simpatico. Oh, intendiamoci: anche io ho più e più volte notato questa ragazza, e ammetto che non mi è certo sembrata indifferente, anzi… Eppure, mi sembra quasi una cosa strana, oserei dire incredibile.
Mi appare tale proprio perché ho imparato a non illudermi più: fossi stato quel vecchio me che tante e troppe volte si è visto impattare a velocità folle contro la realtà, quantomeno avrei iniziato a fantasticare, avrei iniziato a rimuginare positivamente, avrei iniziato a fare dei pensieri su questa ragazza, sul perché io le possa apparire simpatico anche se non mi conosce, sebbene – è da ammettere – la mia autoironia e sarcasmo sono notorie. Ora, invece, prendo il dato per quel che è: probabilmente una mia, semplice, ammiratrice, una mia fan, forse, che mi ha sentito parlare, che mi ha sentito alla radio, che ha sentito parlare di me, che ne so?
Non posso negare che faccia piacere, questo si: è inutile essere ipocriti. Sapere che c’è qualcuno che ti apprezza – a maggior ragione se non ti conosce – è il chiaro segno che, in qualche modo, sei riuscito a colpire quella data persona, e la cosa mi fa piacere. Ma li mi fermo, anche perché non ho proprio voglia di rimanerci male come sempre!