Il nostro Paese è giunto al paradosso: secondo i dati, chi studia meno trova più facilmente lavoro. Ecco perché.
Che il nostro Paese fosse decisamente sottosopra è cosa nota, ma che si arrivasse al paradosso, forse, non ne eravamo del tutto a conoscenza: sta di fatto che gli ultimi dati del Censis dimostrano una realtà quasi “assurda” a proposito della situazione lavorativa del nostro Paese. Pare, infatti, proprio secondo l’indagine in questione, che chi studia ha maggiori difficoltà a trovare un posto di lavoro, e quindi, in buona sostanza, studiare sarebbe verosimilmente inutile ai fini lavorativi.
I dati parlano chiaro: “Se osserviamo quei ventenni che sono riusciti a trovare un lavoro, possiamo rilevare che solo il 16,4% ha fatto un salto di qualità rispetto alla condizione della sua famiglia, mentre il 29,5% è addirittura sceso al di sotto di quel livello: l’essere andati a scuola, l’aver studiato secondo le raccomandazioni familiari, ha attivato, nella maggioranza dei casi, un ascensore sociale in discesa.” Assurdo ma vero.
In buona sostanza, la scuola non viene più percepita come utile per trovare un lavoro (e come poter dire il contrario… N.D.Giomba), ma, al contrario, viene vista addirittura come “un ostacolo” alla possibilità di trovarne uno. Solitamente, chi studia e prosegue negli studi, si ritrova, alla soglia dei 30 anni, laureato, magari con un Master… Ma senza un lavoro: per chi termina gli studi a quell’età, iniziare la fase di “start up” buttandosi così tardi nel mondo lavorativo è praticamente impossibile, calcolando che nemmeno i ventenni riescono nell’ardua impresa!
Cosa non funziona, quindi? Probabilmente l’intero sistema: un’impostazione all’americana, che offra la possibilità di studiare mentre si lavora, conciliando entrambe le cose senza che l’una renda impossibile l’altra, porterebbe già un sostanziale miglioramento, ma non illudiamoci… Difficile che le cose cambino “in questo benedetto, assurdo Bel Paese”, come diceva Guccini!