Ci sono volte in cui sei costretto a rispettare la libertà dell’altro individuo, anche quando sai che lo condanni a farsi del male…
Ho più volte avuto a che fare, in questi anni, con situazioni in cui mi sono trovato costretto a rispettare la libertà di scelta di un individuo anche sapendo che lo avrei condannato a farsi del male, molto del male.
Ci sono dei momenti precisi, però, in cui tu non puoi assolutamente fare nulla: sei consapevole che lasciare all’altro la libertà di comportarsi come crede significa condannarlo a farsi male, e puoi solamente limitarti a farglielo notare, ma, più di questo, non puoi, realmente fare nulla, non fosse altro che per il rispetto di quello che viene, normalmente, definito come libero arbitrio.
Un essere deve poter scegliere autonomamente, e tu non hai niente da poter fare: fa male doversi accorgere che la scelta a cui una persona va incontro può danneggiarla, e tu lo sai, ma se quella scelta equivale ad un – paradossale, per carità – senso di libertà per l’altro, ad un paradossale senso di realizzazione, ad una corporea e materiale necessità di seguire il proprio istinto, la propria indole, il proprio carattere, cosa puoi fare tu? Condannare, forse, qualcuno a restare infelice solo perché tu intendi salvarlo?
Ci ho provato tante volte, nella mia vita, a salvare qualcuno dai propri spettri e dalle proprie scelte sbagliate e quasi “suicide”, ma poi mi sono reso conto che nessuno si salva se non da solo, e se non è in grado di farlo, l’unica cosa che può fare è provare la realtà e sbattere la faccia, a velocità, contro la realtà.
In cuor tuo sai di aver fatto tutto quanto era nelle tue possibilità: non puoi far altro se non rispettare la scelta dell’altro, anche quando fa male ed anche quando sai che si farà del male. Sono i “paradossi obbligati” di questa nostra vita, a cui non possiamo sottrarci e a cui siamo costretti a sottostare.