La notte, ma la sera più in generale, diventano i momenti più delicati e difficili della giornata: il silenzio ti piomba addosso e, quasi, ti distrugge…
Esiste un preciso momento della giornata in cui ti ritrovi da solo con te stesso, in cui non resta altro che il tuo cuore, la tua mente, i tuoi pensieri, allo stato più puro ed “esposto” possibile: sto parlando della notte, anche se la sera – in generale – sortisce lo stesso effetto, anche se in forma minore.
La notte, però, con la sua magia ed il suo silenzio, con la sua veste scura ed elegante, con il suo mistero e le sue frasi, ti piomba addosso con tutta la sua delicata violenza: ti aggiri silenziosamente tra i tuoi pensieri e tra i tuoi ricordi, e sai che sei, finalmente, maledettamente, solo, solo nel tuo silenzio, solo nelle parole, solo nei tuoi frammenti, solo in quel che ricordi e che torni a pensare. Sei solo, e la notte ti accompagna nel suo manto stellato, nei silenzi perfetti, che quasi urlano dentro le orecchie. Ti ritrovi da solo, dentro la stanza, ad ascoltare la perfezione di un silenzio che è quasi impossibile da sentire durante il giorno. Sei tu e quel manto stellato e silenzioso.
La mente se ne va non sai nemmeno dove, verso altre mete, e ti rendi conto che nessuno più sovrascrive quel tremendo silenzio con la sua voce: mentre tutti dormono, mentre il mondo, silenziosamente, seguita a girare, e le nuvole coprono la luna, e la pioggia scende, questo tempo, queste ore, imperturbabili ed inesorabili si susseguono, mentre resti con il cuore appresso ad una nota che ricordi, appresso ad una melodia, ad un suono, ad una voce.
Ma resta soltanto l’urlo nelle orecchie di quel frastuono chiamato silenzio, di quella particolare tinta di blu chiamata notte.