Mio figlio se ne è andato cinque anni fa. Mi ha lasciato seduta qui e mi ha detto: “adesso arrivo”. Era un pomeriggio, me lo ricordo perfettamente: da quel giorno non è più tornato.
Il tempo, qui, non passa mai: al mattino prego, dico il Rosario, e poi passo la mattina a guardare la TV. Sono sempre le solite facce: c’è Magalli a darmi compagnia, Mirabella, e poi c’è la Dalla Chiesa. Mi appassiono a guardare le cause, a capire chi possa vincerle. Mi sforzo di capire perchè la gente litighi tanto e si ritrovino sempre contro.
Vorrei guardare il cielo, ma sono costretta a letto: dalla finestra posso solo scorgerne una parte, oscurato dalle antenne del palazzo di fronte.
Ascolto i bambini nell’asilo qui vicino, e la mia mente torna indietro, quando ero giovane, e portavo i miei figli a scuola: erano anni difficili, c’erano pochi soldi, ma facevo di tutto per far trovar loro qualcosa da mangiare.
Lavavo le scale, al mattino, e al pomeriggio cucivo: riuscivo sempre, in un modo o in un altro, a mandare avanti la famiglia. Mio marito se n’è andato giovane, e finchè le mie gambe hanno retto il peso di quei giorni, ho sempre lottato per andare avanti.
Adesso sono sola, buttata in questo letto da cinque anni: se ne sono andati tutti, mi hanno lasciata perdere. Qualcuno mi ha detto che pensano io sia morta, anche se non ne hanno la certezza: per fortuna, qui, le Suore mi aiutano.
Alle dodici e trenta, ogni giorno, Suor Rosa si occupa di darmi da mangiare: poi, con tante difficoltà, mi siede sulla sedia a rotelle e mi porta insieme a tutti gli altri anziani che, come me, vivono qui: non è poi tanto male! Ci aiutano, si prendono cura di noi, ci sostengono.
Vediamo il telegiornale, ogni giorno, tutti insieme: c’è chi si addormenta, chi segue con attenzione, chi sbuffa.
L’altro giorno se n’è andata la mia vicina di stanza, mentre dormiva: non sapeva nemmeno se i suoi figli si ricorsassero ancora di lei. Mi ha detto che la morte non la spaventava e che, probabilmente, avrebbe avuto più fortuna nell’aldilà.
Il pomeriggio ascolto la radio, e mi ricordo i vecchi tempi, quando la sera mi sedevo al balcone e ascoltavo vecchie canzoni, mentre ricamavo, rammendavo, cucivo. Il tempo passa così, tra le parole crociate, un libro, le preghiere.
Poi, a sera, ceniamo ascoltando nuovamente il TG, e torno nel mio letto, a guardare qualche stella, quella che la vista mi consente di guardare.
Prego prima di dormire, e ricordo anche i miei figli, che mi hanno abbandonato qua… Ma la mia preghiera più grande la ripeto a Dio, a tutti i Santi, ogni giorno: mi basta la compagnia di chi, ancora, sa regalarmi un sorriso e si prende cura di me. Non lasciatemi sola.
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Non lasciatemi sola…
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