M'hai rovinato i sogni

M'hai rovinato i sogni

M’hai rovinato quei pochi sogni che c’avevo, ma io no, non ti serbo alcun rancore: mi dispiace solo di averci creduto. Questo si.

M’hai rovinato quei pochi sogni che c’avevo: mi dispiace che ci ho creduto veramente, ma non ti porto alcun rancore. La vita mi ha permesso di andare avanti con la mente ed il pensiero, e non ti serbo niente, non ti serbo rabbia, non ti serbo nulla di tutto questo.

Mi dispiace, col senno di poi, di molto poi, averci creduto davvero, quando era chiaro fin dal principio che nulla di tutto quello poteva essere reale o produttivo fino in fondo: mi dispiace per i sogni che m’hai frantumato, ma, anche qui, mi rendo conto che, probabilmente, avrei solo dovuto aprire gli occhi prima, e rendermi conto di come nulla di tutto quello che mi hai promesso poteva mai essere reale o vivere davvero.

Però, che vuoi fare, ci credevo perché ero come accecato da noi: ricordo che quasi, anzi senza quasi, non m’importava nulla di tutto il resto, e la mente non può che ritornarmi al tempo in cui ero felice, in cui mi bastava veramente poco, in fondo, per sentirmi bene, per cercare di capire che non mi mancava nulla. Vivevo l’azzurrità delle mattine sperando che ogni nuovo giorno mi portasse qualcosa di magico e di stupendo, come se il mondo fosse una scoperta nuova ogni giorno, una nuova scelta, una nuova strada che cambiava ogni mattino. Ricordo solo che stavo bene veramente, che sentivo sorridermi la vita e sentivo la leggerezza di un tempo in cui nulla mancava, in cui tutto era perfetto al momento giusto.

Poi, boh. Poi le cose sono andate così: i tempi della scuola non c’erano più, le mattine azzurre se ne sono andate, e se n’è andato il tempo dei ricordi, il tempo della vita, della speranza, dei sogni, di quelle lunghe passeggiate, dopo cena, in mezzo alle strade buie, con il caldo dell’estate che faceva da cornice a quel tempo migliore, quando mi ripetevi che ce l’avremmo fatta insieme.

No, io non ce l’ho fatta insieme a te: IO CE L’HO FATTA DA SOLO. Perché tu non c’eri quando mi hai piantato un coltello in mezzo alle spalle con la tua inutile ed insensata voglia di distruggere sempre tutto, e quando, in un solo istante, hai fatto deflagrare tutto quello che c’era stato fino a quel momento.

Ma, nonostante tutto, non posso che rendermi conto del fatto che è stato meglio così, perché tutto quel che ho vissuto è stata solo una mera e triste illusione durata anni, anni ed anni: se solo me ne fossi accorto prima, credimi, non ti avrei donato il mio tempo migliore, e non ti avrei dato il mio tempo alla scoperta e alla disperata ricerca di una speranza che non c’è mai stata davvero.

Mi sono solamente illuso, e questa è l’unica verità, così come c’è qualcosa che mi fa male, molto male, ed è la triste verità del fatto che noi due non potremo mai più esistere, perché, in fondo, non siamo mai esistiti davvero. Abbiamo solamente fatto finta, in fondo, di stare costruendo qualcosa, ma non puoi costruire niente quando i mattoni si frantumano tra le mani e la calce si sfalda sotto il sole.

Mi fa male sapere di aver perduto il tempo appresso ad un enorme, gigantesco, niente, di cui mi accorgo solo ed esclusivamente adesso, e mi fa ancora più rabbia sapere che ci ho creduto senza alcuna produttività, e non mi perdono di non essermene accorto prima e di aver detto “basta” quando ancora potevo salvarmi, quando ancora potevo salvare quello che restava del mio cuore e dei miei sogni, che adesso sono irrimediabilmente frantumati, forse anche per via del tempo, di questo tempo che se n’è andato via, che non mi ha dato scampo ne un solo, singolo, frammento per poter pensare, per poter riflettere, per poter capire cosa stesse accadendo.

Non ti serbo alcun rancore, anche se mi hai frantumato la parte migliore della vita, che adesso nessuno mi tornerà indietro, e vorrei maledettamente domandarti che gusto si prova a fare del male ad una persona, privandolo del suo tempo migliore che non ritornerà, solo per il gusto di averlo fatto senza nessun motivo e senza nessuna produttività. A cosa cazzo è servito tutto questo tempo trascorso insieme? Me lo spieghi a che cazzo è servito perdere il tempo insieme appresso all’illusione di un figlio, di una famiglia, di una casa, di un cane e di un gatto? STO PARLANDO CON TE, ME LO DICI?

Me lo dici a che cosa cazzo è servito buttare tutto all’aria, illudersi che avremmo potuto avere un figlio… Ma con quali basi? Con quali basi avremmo potuto se tu, in realtà, “le strade per farti del male non le sbagli mai?”

Sono solo deluso e triste. Non ho rancore, ma provo solo un gigantesco senso di ribrezzo, di schifo, di irrequietezza, di incompletezza, e non mi perdono di non essermi reso conto prima di tutto questo, altrimenti avrei mollato la presa molto prima, avrei evitato di permetterti di far passare me per l’autore di tutto questo, e c’è una, una sola cosa, di cui sono realmente felice e soddisfatto, ovvero il fatto che il tempo ha fatto la sua parte e ha rimescolato le carte, permettendo di conoscere la verità che, prima o poi, torna sempre a galla.

Mi basta questo per essere un minimo più soddisfatto, ma credimi, non serve a nulla: quando ammazzi metaforicamente una persona, cosa ti rimane, poi? Resti a guardare il nulla che tu stessa hai creato… E poi? OK, io ne ho guadagnato la possibilità di svincolarmi, e, forse, di poter tornare a vivere, ma se io ho combattuto e combatto quella pochezza, posso solo augurarti la serenità che non hai mai avuto davvero. In fondo, non a tutti è permesso conoscere e vedere i mostri che abbiamo dentro, il dolore e la sofferenza che vorremmo urlare al mondo. La gente vede con gli occhi: forse, dovrebbe imparare a vedere con il cuore. Ed è quello che ti auguro, di cuore, per la tua vita.

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