I minatori del Cile come i concorrenti del Grande Fratello?

No, non fraintendetemi: non intendo di certo fare esempi azzardati! E’ solo che, come ho sentito in un servizio al TG5, le immagini dei minatori che tornano in superficie ricordano molto le scene dei vincitori del Grande Fratello…

Paradossalmente, c’è somiglianza tra le due situazioni: entrambi costretti ad un regime totalitario, nel senso sociologico del termine, che li costringe a stare chiusi in un determinato luogo. Sicuramente, è molto meno piacevole l’esperienza dei poveri minatori, senza le comodità dei ragazzi della “casa“: niente condizionatore ma soltanto il 95% fisso di umidità, e 30/35 gradi, come minimo, niente piatti luculliani, ma semplici porzioni scese con tanta difficoltà. Alla fine, però, le stesse emozioni del ritorno alla libertà: una libertà sicuramente più importante per i minatori stessi, che possono riabbracciare amici, fratelli, mogli.

Lo so, qualcuno storcerà il naso, ma proprio mentre vedevo le immagini dei salvataggi di quegli uomini, non potevo non pensare a quelle stesse scene viste alla TV. In fondo, loro stessi si sono ritrovati protagonisti, senza volerlo, di un vero e proprio reality: sicuramente, però, a dispetto dei concorrenti del Grande Fratello, loro, i minatori, avrebbero voluto evitarlo ben volentieri! 

Per fortuna, almeno, possiamo dire che “tutto è bene quel che finisce bene”: l’idea è strana, lo so, come è strano pensare che un reality e il salvataggio di quegli uomini costretti li sotto possano essere minimamente accostati, senza, per forza, essere “irrispettosi”. Però, per quanto paradossale ed assurdo possa sembrare, le similitudini ci sono, e sono anche piuttosto evidenti. Non ci sono telecamere, e l’unico premio in palio è la libertà: è un reality chiamato vita!