Ritrovarsi è un’impresa forse possibile: non si sa come, ma quel che è certo è che, da qualche parte, esisterà un posto per me…
E’ brutto perdersi, è ancora più difficile ritrovarsi: talvolta, cercare di ritrovare se stessi rappresenta quasi un’impresa impossibile, in cui cerchi di comprenderti, in cui osservi il mondo intorno a te, e in cui non riesci a trovare la tua dimensione ed il tuo tempo.
Chissà, ma mi viene difficile pensare che non possa esistere un posto per me, un posto dove verrò veramente visto per come sono, senza nessuna violenza dettata dagli stereotipi che c’impone il mondo, che c’impone la società, dove tutti sembrano avere un consiglio che non vuoi.
Sto scrivendo mentre fuori piove, ed il mio corpo pare essere sempre più stanco, ferito da tutta quella brutta gente senza nessuno scrupolo, che riesce a farti profondamente male, mentre tu sei costretto a resistere, in bilico nel vuoto di un mondo che ti fa sentire, ogni giorno che passa, la sua pesantezza e la sua più totale mancanza di sensibilità. E tu resti li, nascosto dietro un angolo, in penombra, come un gatto ferito che tenta di leccarsi la ferita che nessuno gli medicherà: devi ricucirtele da solo le tue ferite, che nessuno ti corre in soccorso se no sei tu ad aiutarti, perché sai che il vivere giornaliero rappresenta, ormai, una continua e duratura guerra contro il mondo intero, fatto di arrivismo, fatto di maschere indossate per preciso volere di una società senza nessun valore.
E ripenso, ancora una volta, che non può non esistere un posto dove io possa ritrovarmi, dove io possa restare a guardare, in silenzio, il mondo che si muove senza nessuna fretta. Esisterà un mondo parallelo, forse, dove ognuno potrà realmente essere se stesso senza più nessuna paura, senza più nessuna ferita da quella società che, a volte, non merita davvero niente…