Palermo e Napoli: due realtà più vicine di quanto non si possa immaginare
Se è vero che la storia non è una balla,

il “Regno delle due Sicilie” ci ha lasciato in eredità un “filrouge” che si è tramandato, come trait d’union , lungo la storia e i secoli unendo Palermo e Napoli in una sorta di “tacita fratellanza” che affonda le sue radici proprio nelle pagine dei libri di storia.
Sono tanti gli aspetti che ci legano a Napoli: non solo la mondezza che, di questi tempi, sta tanto facendo discutere, ma anche tanti piccoli e grandi aspetti, del folklore e della cultura che avvicinano la città partenopea, patria di Pulcinella e dei triccheballacche alla cassata, alle Panelle e Crocchè, ai cazzilli e a tutto il resto!
Non è raro, infatti, ascoltare per i vicoli di Palermo il riecheggiare di strofe neomelodiche: provate a camminare alle dieci del mattino nel centro città palermitano: scoprirete un mondo fatto di “poveri gabbiani che hanno perduto la compagna“, di amori travagliati, di tradimenti, di lontananza.
Che tanti Palermitani siano famosi nell’ambito “partenopeo” è cosa risaputa:
vi dice niente “Tony Colombo”?
Per certi versi, i Palermitani somigliano anche caratterialmente ai Napoletani: certe sfaccettature del carattere ricordano il fare tipico del Napoletano. Il senso della famiglia, ad esempio, è uno di quelli: per i Palermitani (ma anche i Siciliani più in generale) come per i Napoletani, la famiglia è uno dei beni più preziosi, come il senso di ospitalità.

E in fondo, se ci chiamano “terroni”, altra antipatica “similitudine” con i fratelli napoletani, ce ne laviamo le mani: siamo stati proprio noi del Sud, con il sudore delle nostre fronti, a dare una importante mano all’economia del Nord, nei tempi del “boom economico” del primo dopoguerra. Ma si sa: certuni hanno la mente davvero troppo corta…

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