Tumori, cancro al polmone: mortalità ridotta con l'immunoterapia

Tumori - L'immunoterapia utile nel cancro al polmone

Tumori: sembra che l’immunoterapia abbassi del 40% la mortalità per cancro al polmone. Lo conferma la scienza. I dettagli.

Tumori: parliamo, nello specifico, del cancro al polmone, attualmente tra i maggiori killer della salute. Una ricerca, pubblicata sul prestigioso The New England Journal of Medicine, infatti, conferma come l’immunoterapia, ovvero la stimolazione del sistema immunitario affinché sia in grado di combattere il tumore in questione, abbassi la mortalità del 40% attraverso una molecola, il Pembrolizumab, che, rispetto alla chemioterapia classica, ha maggiore tollerabilità e minori effetti collaterali, specie se utilizzata come primo approccio terapeutico subito dopo la diagnosi.

Attualmente, tale neoplasia è la terza, in Italia, per numero di nuovi casi, e tale, nuovo, approccio terapeutico potrebbe, realmente, fare la differenza, anche in termini di costi per il Sistema Sanitario Nazionale: lo studio che ha portato a tali risultati ha coinvolto 305 pazienti ed ha permesso di dimostrare come la molecola in questione, di nuova generazione, aumenti la sopravvivenza nei pazienti coinvolti di almeno 10,3 mesi rispetto ai 6 della chemioterapia classica.

Gli esperti commentano:

Siamo di fronte a dati che non si limitano a una significatività statistica, ma implicano un impatto concreto nella pratica clinica quotidiana. Il 60-70% delle neoplasie polmonari è diagnosticato in fase avanzata. L’immuno-oncologia finora ha mostrato risultati positivi in seconda linea e prevalentemente nei pazienti con istologia squamosa. Ora queste armi dimostrano di essere efficaci in prima linea, quindi al momento della diagnosi, e anche nell’istologia non-squamosa, che rappresenta la grande maggioranza dei pazienti. Il vantaggio per i pazienti è significativo perchè, se rispondono a determinati requisiti, possono evitare la chemioterapia e aver accesso a farmaci innovativi caratterizzati da una tollerabilità migliore. I dati, sono impressionanti se si analizzano le curve di sopravvivenza riferite ai pazienti selezionati in base alla maggiore espressione di un biomarcatore, ossia la proteina PD-L1, sulle cellule tumorali. L’immuno-oncologia ha cioè bisogno dei biomarcatori, potenziali strumenti per identificare in anticipo le persone in cui queste terapie possono essere efficaci.

Insomma: una nuova speranza per quanti soffrono di tale problematica, sicuramente molto difficile da combattere e da sconfiggere. Speriamo che la scienza riesca nell’intento di realizzare passi avanti sempre maggiori, affinché il cancro diventi una banale e curabile malattia, al pari di un normalissimo raffreddore! Solo allora potremo, finalmente, dire di essere nel futuro!

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