Un angelo nato senza un'ala

Un angelo nato senza un ala

Un angelo nato senza un’ala, che non potevo salvare: per quanto male faccia, per quanto male mi farà, è una triste realtà con cui fare i conti…

Un angelo nato senza un’ala: nessuno poteva salvarlo, neppure io ho potuto. Fa male, ha fatto molto male e continuerà, ancora, a farlo, silenziosamente, nel profondo più profondo e più intimo, ma è l’unica verità plausibile a fronte di tante, troppe versioni di una stessa idea comune, mentre mille e mille altre facce della realtà pretendono di far sentire la loro voce.

No, non c’è tanto da riflettere o da immaginare: non potevo salvarlo. Io ci ho provato con tutto me stesso, ho provato a lottare contro tutto e contro tutti, contro il tempo, contro la gente, contro le idee, contro i pensieri più forti, ma il silenzio e il dolore hanno avuto la meglio su ogni possibile buona azione, su ogni possibile speranza, su ogni possibile spinta ad un cambiamento produttivo.

L’impossibile, purtroppo, è difficile da realizzare, e non sento, in fondo, un senso di colpa, no: sento solo un grande senso di vuoto, una grande, enorme, sensazione di tristezza pensando a tutto quel che è stato, a tutto quel che è e a tutto quel che sarà, perché sono certo che qualcosa di buono, in fondo, c’era, in mezzo a tutta la merda che è rimasta di contorno, e che rimane alla fine di tutte le storie, come scorie di pensieri e di tristezze che restano a far da cornice a quel che se n’è andato e non torna, non tornerà, non si paleserà più.

Le certezze acquisite fanno ben sperare sulla propria vita, sul proprio tempo, ma, silenziosamente, nel profondo, rimane un senso di qualcosa che s’è distrutto in nome di quel dolore senza nome, che ha fatto nascere un angelo senza un’ala. Che nessuno potrà mai salvare.

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