Vivere la felicità è importante, così come coltivarla e costruirla, ma c’è qualcosa che la rende, in qualche modo, non del tutto completa…
La felicità è uno stato interiore che tutti noi dovremmo avere l’obbligo – quantomeno morale – di costruire giorno dopo giorno, mattone dopo mattone, con forza, tenacia, grinta, e con la giusta dose di ottimismo nel non arrendersi mai, neppure quando non c’è realmente nulla di cui essere felici.
Aldilà di tutto questo, però, c’è qualcosa che, personalmente, noto far si che la felicità in questione rimanga, comunque, “incompleta”.
Una sera di primavera, un chiaro di luna, un cielo trapunto di stelle, l’odore dei fiori di zagara, un pomeriggio caldo e sereno, le fusa di un gatto, i meravigliosi racconti pieni di innocenza di un bambino, sono tutte meraviglie che ti rendono la vita piena, e che, a loro modo, ti rendono, si, felice, ma non nella maniera completa se non hai accanto qualcuno di veramente speciale con cui condividere queste piccole, grandi, gioie, con cui sorridere e scherzare, con cui riuscire a giocare su questa bellezza.
Forse sbaglio , forse è un atteggiamento assolutista e contraddittorio, lo capisco, ma per come ho preso l’abitudine di vivere questo mio tempo, mi rendo conto che c’è sempre qualcosa che vale la pena di vivere fino in fondo, e che questo “fino in fondo” non è tale se non trovi qualcuno che possa condividerlo con te!
Certo, non vivere del tutto queste piccole, grandi esperienze è, sicuramente, maggiormente triste e deleterio, proprio perché si va a perdere la meraviglia di gesti ed esperienze semplici, ma resta sempre quel senso di incompletezza, quel senso di quel “di più” che sarebbe potuto esserci e non c’è, come un motore con un limitatore, come una vita che potresti vivere a 1000 e vivi solamente a 50, forse 60, per quel che manca e che vorresti ci fosse.
Chissà, forse la vera felicità sta nel riuscire a trovare in noi stessi quella completezza, ma se è realmente così è davvero, davvero, davvero difficile…