Abituarsi all'infelicità

Abituarsi all'infelicità

Abituarsi all’infelicità, rendendosi conto che non tutto dipende dalla nostra diretta volontà, e, a volte, c’è ben poco da poter fare!

Abituarsi all’infelicità, anche se fa male. Maledettamente.

È una cosa che fa male da ammettere, eppure, purtroppo, accade spesso di abituarsi all’infelicità: la vita, talvolta, ci mette talmente tanto alla prova da calarci all’interno di un infelicità costante, di modi errati di vivere la vita, come nessuno dovrebbe viverla, a tale punto da abituarsi a questo stato di cose. Fa male, eppure è una cosa che accade ben più spesso di quanto non si immagini: in fondo, non tutti hanno la possibilità di vivere la vita che vorrebbero, nel modo in cui lo desiderano, anche perché non tutti hanno le possibilità materiali, fisiche, economiche, psicologiche. I fattori in gioco sono tantissimi, ma il risultato finale, purtroppo, resta sempre lo stesso: ti ritrovi ad essere talmente abituato a tutto quello che non va, da non farci più caso. Ti ritrovi a vivere giorno per giorno con l’estrema consapevolezza che nulla va per come dovrebbe, ma che si tira a campare, che si vive per inerzia, che si va avanti nonostante tutto e tutti. E in fondo, sei pienamente consapevole del fatto che nulla può andare diversamente da così: le cose vanno in questo modo, e non hai niente da poter fare. Sì, ti sentirai dire che devi impegnarti per cambiare lo stato delle cose, che devi crederci, che devi sforzarti, ma tutti gli sforzi del mondo possono non essere bastevoli se le incognite in gioco sono tante, e, per la maggior parte, non rientrano sotto la nostra diretta volontà. Alla fine, semplicemente ti arrendi, e lasci che le cose vadano per come devono, rendendoti conto che hai ben poco da fare per cambiare lo stato delle cose: ancora una volta, mi ritorna alla mente quell’esperimento scientifico del topolino all’interno della gabbia con la scossa elettrica. Un pezzo di formaggio posto all’interno della gabbia viene collegata ad una piccola scossa elettrica: il topolino prende la scossa la prima volta, la seconda volta, poi si rende conto che non ha altre alternative se non quella di morire di fame, e, a quel punto, si arrende e pur di mangiare il formaggio, si lascia scorrere dalle cariche elettriche. La vita, per certi versi, si comporta allo stesso modo. E arriva un momento in cui anche tu lasci che le cose vadano per come devono.

Perché ti rendi conto che hai ben poco da poter fare.

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