Aggrapparsi a quel poco, cercando di trovare quel mordente necessario a portare avanti giornate sempre più difficili…
Aggrapparsi a quel poco, che, forse, può rappresentare tanto…
Esistono momenti nella vita in cui sei costretto a trovare degli appigli, in cui sei obbligato ad aggrapparti a quel poco che rimane, a quelle pochissime consapevolezze capaci di darti ancora qualche forma di speranza. Devi pur cercare, in qualche modo, di superare i frangenti più difficili, anche perché sei irrimediabilmente da solo, e questo non può che farti comprendere quanto tu debba fare affidamento solo e soltanto sulla tua stessa persona, specialmente perché la gente intorno a te ha sempre una scusa pronta da sfoderare: avranno mille impegni, mille difficoltà sempre più grandi delle tue, mille problemi immensamente più grandi dei tuoi, e finirai sempre in seconda, terza, quinta, decima fila, Perché loro hanno sempre più difficoltà di quelle che hai tu. E alla fine, non solo ti ritrovi da solo, ma ti ritrovi a dover ascoltare le paturnie e i problemi degli altri. Ti rendi conto, insomma, che devi fare qualcosa, e devi farla principalmente per te stesso, anche perché nessuno penserà a te se non sei tu la prima persona a tutelarti: la vita ti metterà mille volte di fronte alla consapevolezza del fatto che se cerchi una mano d’aiuto la trovi alla fine del tuo braccio. Il resto è tutto tempo che si spreca inutilmente, in balia dei ricordi, delle emozioni, delle occasioni perdute, dei progetti distrutti, e di tutto ciò che resta e lascia in bocca quel brutto sapore amaro, come quel dispiacere che ti resta dentro, come quella delusione che fa da cornice a tutte le tue giornate. E così, ti ritrovi a dover inventare qualcosa per superare ogni momento difficile: non sai neanche tu che cosa fare, ma cerchi di muoverti, annaspando come fossi dentro le sabbie mobili.
Cosa resta di tutto questo dolore? Cosa resta di mille pensieri e di mille paure?