Bozze per un romanzo


Capitolo 6 Entrò nella classe che era mezza vuota. La grande finestra prospettava su un balcone abbastanza ampio da poterci stare in più persone, dal qaule si potevano scorgere i gesti della quotidianità tutto intorno, con la gente chiusa nelle macchine, imbottigliata nel traffico cittadino, e qualche donna intenta a fare la spesa. La mattina era calda ormai, e qualcuno passava già con le maniche corte. Disse "buongiorno signori", e posò tutte le sue carte sulla cattedra di legno laccato lucido, su cui, come fosse uno specchio, si rispecchiava il cielo azzurro. Spostò la sedia e si sedette. Una firma sul registro e la lezione cominciò. Era giorno di compito in classe: nei giorni precedenti era toccato alle altre classi, ed oggi toccava proprio a loro. Tempo di aggiornare i registri ed uscì dalla porsa in pelle una pila di fogli bianchi scritti in "Tahoma 12". Era convinto che quel carattere desse la giusta leggibilità al testo senza affaticare gli occhi. Ancora pochi istanti e li avrebbe distribuiti. Si alzò dalla cattedrà e cominciò il suo solito "panegirico" sull’importanza di non copiare, come da sempre si era sentito dire ai tempi della scuola. Cammino pian piano fino in fondo alla cattedra, all’ultimo banco, accertandosi minuziosamente che sui banchi non ci fosse altro che una penna. "L’importante è aver portato da casa il cervello con dentro tutte le lezioni studiate", diceva. Guardò l’orologio che, colpito dai raggi del sole, formata strane geometrie sul soffitto: un’ora di tempo a cominciare da quell’istante. Nell’aula piombò il silenzio della concentrazione. Tornò a sedersi alla cattedra: prese altri fogli dalla borsa, frugò pian piano cercando di non fare rumore, alla ricerca della penna rossa, dal quale non si staccava mai: pensava che per un insegnante la "penna rossa" è uno strumento indispensabile, e al contempo un simbolico "elemento di potere", quasi a voler sottolineare chi è l’insegnante, chi è colui che ha il potere di correggere gli errori altrui e, se è necessario, anche di perdere la pazienza se gli errori sono sempre gli stessi! Le sue mani, ormai, correggevano quegli errori quasi in automatico, come se fosse diventato una sorta di automa governato dalla forza della quotidianità, dei gesti che ormai ripeteva quasi senza più pensarci. Prese un foglio, poi un’altro e un’altro ancora, finchè non arrivò alla fine. Quando finalmente anche l’ultimo compito era corretto, alzò le braccia quasi a volersi "stiracchiare", a voler sgranchire le ossa bloccate dal movimento continuo e ripetuto della penna. Si alzò in piedi, e cominciò a camminare verso la finestra. Posò le mani sul fresco muretto di marmo, appoggiandosi, e lasciò che il suo sguardo arrivasse fino alla linea d’orizzonte, quasi a volersi perdere, con la mente e con i pensieri, alla tranquillità di quegli attimi, quasi a non voler pensare alla sua angoscia nello stare da solo. In fondo, un pò la odiava, ma un pò soffriva per lei, sebbene tanto, troppo tempo era passato senza di lei. E sarebbe stato pronto a scommettere che lei aveva già un’altro. Ne era fin troppo sicuro. Non sapeva più che pensare , cosa credere, se fare finta di nulla, perso nella sua solitudine, o se cercarla ancora sperando di non cadere ancora nella stessa falsità. Eppure, spesso aveva sentito dentro se la rabbia per quella donna che gli aveva rovinato la vita e le giornate. Non riusciva più ad essere veramente felice. Tante, troppe persone continuavano a ripetergli che era ridotto all’osso. "Non hanno tutti i torti", pensava. Forse davvero non avevano tutti i torti, considerando che pesava appena cinquanta chili, quando almeno avrebbe dovuto pesarne venti, se non trenta in più. Ancora pensava a lei, e un pò aveva voglia di fare finta di niente, un pò aveva voglia di piangere come un bambino che resta da solo. Quanto tempo era passato, e lui che era ancora lì, da solo. E la sua rabbia diventava più forte quando si accorgeva che tutto intorno la vita continuava, e che finanche quella persona che gli aveva rovinato la vita, adesso, quasi certamente aveva un’altra storia. Ne era più che sicuro. Sapeva tutto di lei, e sebbene, disperatamente, per migliaia di volte aveva tentato di cancellare il ricordo di lei, il suo viso e tutto ciò che aveva di lei, ancora sapeva riconoscere la sua voce, ancora sapeva riconoscere il suo profumo e il bagnoschiuma che utilizzava. Ma aveva voglia di urlare sapendo che adesso lei si muoveva in un’altro abbraccio, baciando labbra che non erano più le sue, raccogliendo il fiore del sentimento verso un’altra persona. Si sentiva disperato, aveva quasi voglia di fermare il tempo, di mettere uno stop ai minuti che correvano, e al tempo che sentiva scivolarsi addosso. Aveva voglia di piangere, ma a cosa sarebbe servito? "Le lacrime ti fanno stare meglio solo per poco. Dopo è di nuovo tristezza". Questo era il "messaggio personale" che era solito utilizzare in Messenger, e rappresentava ciò che lui stesso pensava troppo spesso. Diede uno sguardo all’orologio. Mancava ancora un quarto d’ora. Si sedette nuovamente alla cattedra. Aprì il portatile, avendo cura di azzerare l’audio, e decise di connettersi ad Internet, magari anche solo per svagarsi, anche solo per non pensare. Diede un’occhiata alle e mail, sperando in qualche buona notizia, ma, come sempre, le sue speranze erano vane: "nessun nuovo messaggio in arrivo". Aveva voglia di scambiare quattro chiacchiere con qualcuno: aprì il messenger, digito username e password e attese la connessione. Sembrava fatto apposta: online c’era soltanto "Principessa Infelice", con lo stato di "Occupato" e con un messaggio personale: "Gattuccio coccoloso T.A.T.". Gli bastò leggere quel "T.A.T.", quel "Ti Amo Tanto" per convincerlo ancor di più delle sue convinzioni, e chiudere immediatamente il messenger. In preda alla rabbia, pensò che forse era un’idea migliore aggiornare il suo blog, nel tempo che gli rimaneva… (Continua …) Bozze per un romanzo : solo una cosa voglio aggiungere . Non pensate che davvero quanto ho raccontato sia la fotocopia di cose accadute realmente . Magari ho preso spunto , ma per tutto il resto è soltanto frutto della mia fantasia . Questo racconto , come tutti quelli che seguiranno , sono PROTETTI DA LICENZA CREATIVE COMMONS LICENCE . E’ vietata la copia e la riproduzione , siano esse anche parziali . Se qualcuno fosse interessato al mio racconto , può contattarmi privatamente dalla sezione "Contatta Il Giomba" (C) Giomba – C.C.Licence

22 Commenti

  1. Vorrei il tuo parere riguardo al post in corso da noi, ci risulta che la licenza da te utilizzata non sia efficace in quanto tutti i nostri scritti sono di appartenenza a Tiscali…fammi sapere che ne pensi, ciao!

  2. La Licanza Creative Commons , come puoi leggere dal Commons Deed , l’atto relativo a questo tipo di licenza , implica che non si possa copiare un’opera protetta da questa licenza e se lo si vuole fare bisogna N O M I N A R E la persona che ha scritto quel post ! La licenza è valida tra blogger e tra siti esterni !

    Quanto al contratto , in passato se ne è già parlato : è una clausola del contratto da noi firmato : o la accetti o niente blog ! E’ così !

  3. E’ anche vero che tutti noi abbiamo sottoscritto il contratto dando la nostra approvazione , e per di più se non si accettavano le lausole il blog non si poteva aprire … Quindi o si accetta il compromesso oppure ci si rivolge ad un sito di hosting , si crea il nostro bellissimo sito con nome a dominio , si paga la quota annulae , si installa una bella piattaforma blog oppure un CMS e si ha il proprio blog davvero P E R S O N A L E senza avere di questi problemi !

  4. Ciao Giomba, scusa se ti rompo, ma se ho ben capito basterebbe iscriversi alla Licenza Creativa Commons per risolvere il problema o comunque Tiscali può fare ciò che vuole del contenuto dei blog?
    un bacio

  5. fammi capire: ho trasentito qk sulla storia dei diritti dei nostri scritti rastrellati da tiscali: volevo chiederti spiegazioni ma mi hai risposto col tuo commento al tuo post ultimo: ma ci dobbiamo preoccupare oppure fan tutti cosi’?c’è un rimedio? cosa rischiamo? ho tribolato tanto per avere lettori e mo dovrei ricominciare daccapo? uhmmmm che rottura! la faccenda significa che se dovessimo sfondare con i nostri lavori, Tiscali si aggiudicherebbe i proventi?

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