Cancro, un farmaco per l'osteoporosi si rivela utile nella cura

Cancro al seno - Un farmaco contro l'osteoporosi potrebbe combatterlo

Cancro al seno più facilmente “battibile” con un farmaco contro l’osteoporosi? Secondo una recente ricerca si. Ecco perché.

Cancro al seno “battibile” più facilmente con un farmaco contro l’osteoporosi: è questa la curiosa, quanto interessante, ricerca della Walter and Eliza Hall Institute of Melbourne, in Australia, secondo cui almeno una donna su quattrocento è portatrice del gene difettoso BRCA1. Per intenderci, è lo stesso gene che ha costretto l’attrice Angelina Jolie a ricorrere alla rimozione preventiva dei seni, in quanto a forte rischio di contrarre tale patologia.

Proprio per combattere tale gene difettoso, basterebbe un comune farmaco contro l’osteoporosi, che andrebbe ad attaccare la proteina che stimola la crescita del tumore stesso: nello specifico, tali cellule possono essere facilmente individuate attraverso specifici marcatori.

Si è, quindi, visto in laboratorio che tale farmaco, denominato Denosumab, indicato, appunto, nel trattamento dell’osteoporosi, ha il potere di bloccare la crescita e la proliferazione delle cellule precancerose: gli esami sono stati svolti su tessuto donato da una paziente prima di sottoposti alla mastectomia, e propri su tale tessuto si è visto l’effetto positivo del farmaco sulla malattia.

Bloccando l’attività di questo recettore rank possiamo disattivare la proliferazione di queste cellule che sono predisposte a diventare cancerose, scrive Jane Visvader, che ha guidato lo studio in questione. Riteniamo di essere diretti verso il “Sacro Graal” della ricerca sul cancro, verso una maniera di prevenire questo tipo di cancro al seno in donne ad alto rischio genetico.

Da notare come, a seguito di ulteriori test su femmine di topo portatrici del BRCA1, due terze di essere, dopo il trattamento con il farmaco, non hanno sviluppato il tumore, mentre un ulteriore studio su tre donne ha evidenziato una significativa riduzione delle cellule precancerose.

Insomma: si spera che tale studio “apra la strada” a nuove speranze nella lotta e nella sconfitta di queste terribili malattie, ancor oggi, purtroppo, causa di gravi problemi nei pazienti colpiti!

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