Che cosa rimarrà di tutto questo?

Che cosa rimarrà di tutto questo

Che cosa rimarrà di tutto questo? E’ una domanda che mi pongo tante volte, e mai, come in questo periodo, sento forte il peso di quest’interrogativo…

Che cosa rimarrà di tutto questo? A cosa è servito, a cosa serve, a cosa servirà aver provato il dolore, la stanchezza, il vuoto, le lacrime, la rabbia, il vuoto di milioni di pomeriggi, il silenzio di migliaia di domeniche senza ombra e senza parole, le lacrime versate nel silenzio dei vuoti personali?

A cosa potrà mai servire tutto questo, verso cosa mi porterà tutto questo, a cosa potrò mai aspirare e cosa mi insegnerà tutto questo? Avrà per forza un senso, deve avere per forza un senso tutto quel dolore, quella voglia di urlare, quel sentire un vuoto intorno che non lascia niente, quel bisogno di gridare il proprio dolore pur avendo la consapevolezza che nessuno sente nulla! Deve avere un senso tutto questo, ma se ce l’ha io non riesco a vederlo, non riesco a comprenderlo, non riesco a capirlo…

Deve per forza esserci un nesso logico, qualcosa che leghi tutto quel dolore così indescrivibile, quasi incredibile a volerlo raccontare: per tante volte ho cercato anche solo uno spunto, anche solo una speranza, anche solo una risposta, e per mille e più volte ho avuto l’eterna consapevolezza del non avere risposte, del non avere occhi da guardare e con cui parlare, ma solo quel costante aiuto di te stesso, quella mano che trovi alla fine del tuo braccio, quell’enorme silenzio mascherato da abitudine che sembra volerti distruggere, che sembra volerti fare del male, e che, a conti fatti, riesce realmente a fartelo!

A cosa serve tutto questo? A cosa serve tutto questo male, tutto questo dolore? Verso cosa stiamo traghettando, verso cosa sto traghettando? L’orizzonte sembra lontano, ed io non lo vedo…

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