Col senno di poi...

Col senno di poi

Col senno di poi… Beh, troppo facile da dire, troppo facile da pensare e da raccontare oggi: non ha senso, secondo me, pensare oggi a quel che non è stato…

Col senno di poi… Un’affermazione che non sono mai riuscito a comprendere del tutto: quale senso può avere, “col senno di poi”, appunto, ripensare a cosa doveva essere e non è stato? Quale forma di produttività può avere, per la nostra vita, un simile pensiero?

Analizzando le cose in un certo modo, possiamo pensare che può tornarci utile per raccontare a noi stessi il cambiamento e il senso di cosa siamo diventati, magari anche riflettendo su eventuali nostri possibili sbagli, così da non ripeterli più nel futuro, e nessuno nega che una simile forma di comportamento possa rivelarsi, obiettivamente, produttiva. D’accordo, ma è anche vero che non possiamo passare il tempo a rimestare sempre i soliti discorsi, sempre gli stessi, a rimuginare e a raccontarci sempre le solite cose!

Un pensiero, e, verosimilmente, una sana autocritica sono, sicuramente, vettori necessari verso il nostro, personale, cambiamento e miglioramento, ma è pur vero che non si può pensare di trascorrere gran parte del nostro tempo e delle nostre giornate a rimuginare sempre sulle stesse cose, su ciò che abbiamo sbagliato, su cosa poteva essere diverso, su cosa non è andato. Semplicemente, un simile comportamento non solo non è produttivo, ma, alla lunga, si rivela anche deleterio, sopratutto considerando il fatto che andrebbe ad esaurire le nostre risorse mentali, e, di conseguenza, le nostre risorse fisiche.

E allora, che senso ha parlare “a posteriori”, col senno di poi? Mi azzardo a dire nessuna: si sta parlando, infatti, di qualcosa che non solo non potrà accadere, ma che non accadrà mai. Ecco perché, secondo me, dovremmo tutti imparare a “ridimensionare” il “potere” che diamo proprio a quel “senno di poi”…

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