Imperversa da giorni, in rete, “#escile”, la curiosa sfida “hot” tra Università: poco cervello, tante tette. Ecco cosa ne penso.
Tanta, tanta pochezza.
Ecco cosa provo nel seguire la vicenda #escile: per chi non sapesse di cosa si tratta, stiamo parlando di una moda poco intelligente nata sui Social Network, in cui le varie università italiane si sfidano a colpi di foto hot, tra tette che viaggiano per l’etere informatico, culi in libertà ma sempre e rigorosamente in nome della propria Università d’appartenenza.
Se il messaggio non fosse ancora chiaro, credo che l’aggiornamento di stato qui sotto chiarisca meglio il fenomeno di cui stiamo parlando:
https://www.instagram.com/p/BA6zEsFj_b0/
Direi che non c’è molto altro da aggiungere…
L’unica cosa che, da giorni, continuo a domandarmi è dove sia il cervello: se parli con i diretti interessati, ti diranno che “lo fanno per divertimento”… Mi potete dire dove cacchio sta il divertimento?
Sarà che forse sono bacchettone, questo non posso saperlo, ma sinceramente vedo solo – e lo ripeto – tanta, enorme, pochezza. Possibile mai che l’Università si sia ridotta a tanto? Possibile mai che farsi una cultura si sia trasformato in farsi un cul – selfie? Ditemi che stiamo scherzando…
…E invece no: decisamente, purtroppo, non stiamo scherzando: e pensare che questa moda è nata, per caso, su Facebook, sulla bacheca di una modella, tale Emily Ratajkowski. Un commento divertente da parte degli utenti e la moda è diventata virale, spargendosi in rete alla velocità di un proiettile e giungendo fino alle cosiddette “Pagine Spotted” delle Università, ovvero pagine in cui gli studenti confessano l’inconfessabile mantenendo l’anonimato.
Mi chiedo, però: perché mettere il cervello in dispensa solo per seguire una moda?
Per carità, non voglio sembrare quello puritano, anche perché, giusto qualche giorno fa, ho scritto:
#escile è un'iniziativa ridicola, ma la "castissima" risposta degli studenti di @unipait @OndaUniversita è decisamente peggio! #unipa #amunì
— Il Giomba (@ilgiomba) January 20, 2016
in riferimento all’ancor più ridicola risposta degli studenti dell’Università di Palermo, con la loro campagna anti #escile (“l’unica cosa che noi studenti dell’Università di Palermo usciamo… E’ il libro!”)
Per la serie: non so se è peggio l’iniziativa o la risposta. Bah.
Ad ogni modo, ipocrisie e sensazionalismi a parte, resto davvero stupito dalla deriva della gioventù moderna.
Si, sapevo che prima o poi sarebbe giunto quel momento in cui avrei pronunciato tale frase, quella che ti fa capire che ormai sei allo step successivo, quello dei non più adolescenti / non più sbarbatelli, ma degli appartenenti all’universo degli uomini con la testa sulle spalle. Quelli che quando parlando di #escile si riferiscono, evidentemente, alle palle.
E’ il classico momento in cui ti accorgi che il tempo degli scherzi e della spensieratezza è finito: cominci a guardare le cose con occhio critico, e quello che fino a dieci anni fa era per te divertente diventa, adesso, poco consono alle norme sociali, al vivere secondo le norme del “buon senso”. La prima cosa a cui pensi non è riderci su ma è “come ci siamo ridotti… Dove andremo a finire?”
Si, decisamente sto invecchiando…