Family day ed unioni (in)civili: io dico no

Unioni civili - Ecco cosa ne penso

Si fa un gran parlare dei postumi del “family day” e delle famigerate “unioni civili”: ebbene, io dico no e vi spiego il perché.

Partiamo da un presupposto: sono contrario al tema delle “unioni civili” tanto quanto lo sono alla farsa del “family day”, ma non per questo giudico condanno. Mi sento libero di avere (ed esprimere) la mia opinione, pur nel rispetto dell’altro. Per la serie, “non sono d’accordo ma ognuno agisce in coscienza”. Tanto era necessario premettere.

Per il resto, beh, abbiamo poco da dire: in questi giorni non si fa altro che parlare di unioni civili e del tanto chiacchierato family day, tra cifre astronomiche che volano a destra e a manca e “fazioni” in lotta per la difesa dei propri “ideali”.

Devo ammettere di aver atteso abbastanza prima di scrivere, proprio perché volevo capirci qualcosa prima di dire la mia: ebbene, tendenzialmente posso dire di essere contrario alle unioni civili, e il perché ve lo spiego subito.

Personalmente, sono sicuramente a favore della famiglia tradizionale, e, verosimilmente, applico una visione maggiormente da credente, e proprio tale visione – che tento sempre di non far sfociare nel “bigottismo – m’impedisce di accettare un modello di famiglia che non sia quello tradizionale. Ancor peggio, quindi, se si parla di matrimonio o di adozione a famiglie dello stesso sesso. Non posso accettare che il “modello familiare” venga stravolto in nome dell’amore, di quell’amore tanto sciorinato quando fa comodo, (ab)usato dai più per giustificare l’ingiustificabile.

Vero è che in passato ho detto che l’amore è sempre amore, e sono d’accordo, ma non riesco ad essere d’accordo all’uso “ideologico” del sentimento dell’amore, da usare a secondo di quel pensiero o di quell’idea. No, non ci siamo.

Sempre in passato ho detto la mia sui matrimoni dello stesso sesso, e tendenzialmente, ripeto, sono contrario, e ancor di più lo sono se penso alle adozioni. Trovo alquanto ingiustificabile la creazione di un nucleo familiare anormale, in cui un bambino si ritrova ad avere un mammo ed una mamma, piuttosto che un padre e una padre. So bene che, adesso, arriverà qualcuno e mi dirà: “si, ma che importa? L’importante è che il bambino venga trattato degnamente!” E qua vi volevo.

Si parla di degno trattamento dei figli adottati, ma nessuno riflette sulle conseguenze psicologiche di una famiglia non tradizionale? Io ci penso, e credo che la strada non sia certo facile per un bambino che si ritrova protagonista di una situazione sicuramente più grande di lui, in cui si è ritrovato – forse suo malgrado – catapultato. Non mancherà tempo, ed arriveranno le domande degli amichetti e dei compagni, sicuramente curiosi, che chiederanno al giovane come mai ha due papà o due mamme. Vaglielo a spiegare!

Per tutti questi motivi, quindi, dico no alle unioni civili: oh, sia chiaro. Come dico no alle unioni civili, dico tranquillamente no alle manifestazioni di piazza, sia da una parte che dall’altra, con cifre astronomiche sulle presenze che finiscono col rendere ridicole tali manifestazioni, così come ridicola è l’idea di usare il Pirellone per veicolare messaggi, che, in un modo o nell’altro, rappresentano l’intera città “forzandola” a dichiararsi favorevole o contraria, anche se determinati cittadini la pensano diversamente. Questa è una cosa che accade spesso, anche in altre città: i governanti decidono di veicolare un messaggio, e, se non sei d’accordo, ti attacchi. Se il “Pirellone” si schiera a favore del family day, perché chi è contrario non deve sentirsi incazzato, dal momento che il “Pirellone” è uno dei palazzi che maggiormente rappresenta la città di Milano? Se una giunta vuole esprimere il proprio appoggio ad una manifestazione, lo faccia in altri modi, senza forzare i cittadini a pensarla in una determinata maniera!

Ridicoli, di contro, sono i manifestanti pro unioni civili: ho letto di persone che sono arrivate a tirare in ballo l’omofobia, come se essere d’accordo o meno sull’argomento sia una violenza nei confronti degli omosessuali. Anche in questo caso, ipocrisia portami via: quando fa comodo, si tira in ballo l’omofobia, quando non c’è bisogno, si può tranquillamente glissare sull’argomento.

Alla luce di quanto fin qui esposto, insomma, credo di aver ampiamente esternato il mio punto di vista: come detto in principio di articolo, la penso così ma non giudico e non condanno. Esprimo solo il mio parere, argomentandolo: in uno Stato di Diritto, tuttavia, la libertà personale viene difesa, e credo che ognuno sia libero di agire in coscienza, pur non obbligando l’altro.

Chi, come me, ha una visione maggiormente “religiosa” della questione, tuttavia, non condanni. Ricordiamo che anche Papa Francesco, ultimamente, ha detto:

Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?

E tanto dovrebbe bastare a sedare gli animi…

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