
Una scossa di 7,3 gradi. In un solo istante 500.000 persone perdono la vita, in un solo, singolo istante.
E’ l’apocalittico scenario che in questi giorni i TG continuano, incessantemente, a mostrarci, come i corpi senza vita di donne, bambini, anziani, uomini, accatastati agli angoli delle strade, inbiancati dalla calce dei palazzi sbriciolati sotto le onde del disastroso terremoto che si è abbattuto sulla capitale, Port – au – Prince.
Non è rimasto niente: tutto distrutto, dalle case agli ospedali, la Cattedrale, il Palazzo Presidenziale, i monumenti. Nulla è rimasto in piedi dopo quegli istanti che hanno seminato morte e silenzio. Non c’è acqua ne luce, e per le strade riecheggiano soltanto le urla di disperazione di chi ha perso tutto, o di chi cerca, in un ultimo barlume di speranza, un parente, un figlio, una persona cara, rimasta viva.
La conta dei morti è ancora "in divenire": non si sanno stime precise.
Le comunicazioni sono interrotte: il dramma viaggia su Twitter e Skype, attraverso i quali qualche persona è riuscita a mettersi in comunicazione per descrivere quell’inferno di calce, macerie, morte, lacrime.
La terra trema ancora, come se non fosse ancora la fine: altre trenta e più scosse si sono abbattute: la più forte ha avuto una magnitudo di 5,9 gradi.
E’ partita la macchina dei soccorsi: il mondo intero, dagli USA alla Cina, si mobilitano per questa grande emergenza, che coinvolge una popolazione già durante martoriata dalla fame e dalla miseria.
Al momento, tutti i soccorsi vanno a rilento, perchè il terremoto ha distrutto anche l’aeroporto della capitale, importante via di comunicazione per la ricezione degli aiuti.
C’è chi lamenta che "il sisma era stato previsto": conta poco, adesso. Quel che conta è tentare di ricominciare. Anche se sembra, tristemente, impossibile.
Per aiutare le popolazioni colpite, è possibile inviare un SMS da 2 Euro da linea fissa Telecom Italia, cellulare Tim o Vodafone al numero 48541 oppure visitare www.agire.it