Il cielo dell’angoscia, nel vuoto e nel silenzio in cui si perdono i dolori più profondi che nessuno, davvero, riesce a capire fino in fondo…
Il cielo dell’angoscia, nel vuoto che resta tutto intorno…
Nella mia mente e nei miei occhi è vivido il cielo dell’angoscia: quei nuvoloni viola minacciano pioggia nella sera umida, e camminando senti addosso quello strano senso di elettricità, mentre sei in silenzio tra le strade ed i marciapiedi deserti, e tutto intorno regna il vuoto con te dentro, con te in mezzo divorato da mille pensieri e mille ansie che la gente nemmeno riesce a comprendere… Il fatto è che certe sensazioni puoi comprenderle soltanto se le vivi: chi non riesce a sentire il dolore di quei momenti, non può capire l’intensità di tutto il dolore che quelle sensazioni provocano. Sentire soltanto il rumore dei tuoi passi lungo la strada, perdersi nella notte umida dopo la pioggia, ascoltare gli odori dell’erba bagnata che salgono dai giardini, mentre avresti migliaia di parole da dire, ma non hai nessuno che le ascolti… È proprio in quegli istanti di dolore che ti ricordi di essere vivo, anche se ti accorgi di essere spento, di essere scarico, di averne passate troppe per credere che le cose possano cambiare da un giorno all’altro: la cosa che fa più male è rendersi conto di come le tue parole non arrivino a nessuno. È come urlare dentro una teca di vetro: la voce rimbalza su tutte le pareti ma non arriva da nessuna parte. La sensazione di angoscia profonda che si prova in quegli istanti è davvero difficile da descrivere, perché le parole riescono soltanto lontanamente a far capire tutto il male che quel dolore fa: se solo le parole potessero far sentire il dolore sincero, interiore, profondo di quegli attimi che sembrano non avere fine, più gente, forse, riuscirebbe a capire ciò che senti davvero.
Ma ho lentamente perso le speranze che la gente riesca a comprendere anche solo la sua misera piccolezza: figurarsi il dolore altrui…