Il dialogo con noi stessi modifica ciò che noi stessi diventiamo: dovremmo sempre ricordarcene per diventare persone davvero migliori!
Il dialogo con noi stessi modifica ciò che noi stessi diventiamo: il nostro cervello ascolta attentamente ciò che noi pronunciamo e ciò di cui noi stessi ci convinciamo, dando, a nostra volta, dei precisi input al nostro comportamento, che si comporta in maniera consequenziale a quello che noi stessi gli diciamo e a ciò di cui noi stessi finiamo per convincerci.
Resterò da solo, nessuno mi vorrà mai amare, nessuno investirà mai del tempo con me: mi vedo già, nel mio futuro, seduto, da solo, sul ciglio di casa, a guardare le auto che passano con lo sciallino sulle spalle e un plaid sulle gambe, sulla sedia a dondolo, a ricordarmi del mio passato.
Che scena triste e malinconica, vero? Ma cosa accadrebbe se, ogni giorno, cominciassimo a credere che quello è il nostro futuro, che non c’è nessuna via d’uscita, che siamo spacciati? Verosimilmente andremmo incontro a quella che viene, comunemente, definita una profezia che si auto avvera. Non c’è niente di magico o di particolare: semplicemente, modifichiamo a tal punto il nostro dialogo interiore da trasformare i nostri comportamenti, finendo col diventare vittime di noi stessi e del nostro pensare in maniera distorta.
Certo, comprendo anche che c’è chi abusa di questo tipo di meccanismo e si convince di cose materialmente impossibili (sopratutto nei casi di persone con scarso o nullo autodialogo e discernimento, che non mettono mai in atto una seria autocritica prendendo atto di eventuali propri limiti realmente esistenti!), ma, nella maggior parte dei casi, il nostro autodialogo ci permette di agire e comportarci in maniera diversa.
Basta, quindi, essere negativi e per nulla ottimisti: non è tanto sbagliato dire “sorridi e la vita ti sorriderà”. Vi assicuro che non è affatto una frase fatta!