Ognuno di noi vive un dolore che conosce e sente solamente se stesso: la gente non vuole o non riesce a guardare oltre, a comprendere…
Fermo su una panchina, osservo il lento incidere delle auto, della gente, di questo vento così forte che soffia… Sono le urla del vento o il grido silenzioso di mille solitudini? Non lo so, ma secondo me tutti dovremmo imparare a leggere lo sguardo della gente, per comprendere le loro urla anche quando nessuno parla. Il fatto è che non esiste nessuna scuola che t’insegni a farlo: forse è una dote innata, o ce l’hai o non ce l’hai, ma tutti dovremmo impegnarci un po di più nel leggere dentro le persone…
Se tutti riuscissimo a guardare in faccia qualcuno, scopriremmo che, forse, muore dentro per un dolore che lo sta frantumato in mille pezzi, che altri non vedono nell’intimità e nella profondità di quel silenzio così ben celato, così ben nascosto, ed è forse proprio, sopratutto per questo che dovremmo tutti imparare a conoscere le battaglie silenziose che ognuno di noi affronta.
In fondo, la gente che ne sa? Ti vede, tu sorridi, anche se i tuoi occhi sono tristi e spenti, anche se piangi appena voltato l’angolo, ma la gente no, non lo vede. Vede solamente che tu sorridi. Basta. Che importa loro se le mancanze, la solitudine, l’incidere dei giorni, delle feste, dei ritmi, ti scavano dentro e ti distruggono un pezzo per volta? Che ne possono sapere loro di cosa provi nel viaggio costante dentro le proprie solitudini, dentro i propri più segreti e silenziosi dolori? E’ mai venuto a qualcuno, anche solo per un frangente, di pensare che, forse, stai realmente distruggendoti silenziosamente dal dolore senza che nessuno se ne accorga?
La differenza tra le persone, in fondo, forse è tutta li, nel saper capire, nel saper osservare. Nel saperti salvare.