Il giorno in cui ho detto NO al rancore

Il giorno in cui ho detto NO al rancore

E’ arrivato un preciso giorno in cui ho fermamente deciso di dire NO a qualsiasi forma di rancore, anche contro chi mi ha fatto molto male…

Il rancore? Fa male solo a noi. Ecco perché la penso così.

Faccio un discorso generale, ma neanche tanto, certo del fatto che si comprenderà ugualmente, senza che vada troppo nello specifico, ma talvolta urge chiarire.

Per un serie di eventi fortuiti, nel giro di un paio di giorni ho incontrato un paio di persone che non vedevo da tempo, e che – devo dire la verità – mi hanno salutato molto cordialmente, conoscendomi da otto anni e pure di più. Giustamente, cosa vuoi, i discorsi cadono, c’è ben poco da fare, ma ammetto che a me non dispiace affatto: diciamo che la fase del “dispiacere” è passata da mo. Sicuramente può esserci l’amaro in bocca, va bene, ma è una cosa “personale”: il dispiacere, sicuramente, non c’è.

Parlando del più, del meno, del per e del diviso, di come sia cambiata la mia vita, dei traguardi raggiunti, dei miei prossimi obiettivi, dei cambiamenti professionali (discorsi oserei dire “normali” se si calcola che non ci si vede da un po), la solita domanda, quella classica, quella che prima mi faceva prolassare tutte cose per terra, e che, ora, ascolto con serenità (lo dico davvero, non avrei motivo di dire il contrario): “vi siete più sentiti?”

Ecco, chiariamo un concetto, e lo scrivo – credetemi – proprio per raccontare, per condividere, per esternare, per condividere esperienze personali e di vita, non per altro, ma è bene chiarire le proprie posizioni: io non ce l’ho con nessuno, che sia chiaro.

Lo dico perché mi appare sempre più evidente che questa cosa non è chiara: non ce l’ho con chi mi ha fatto male, non ce l’ho con chi dovrei avercela davvero per le cose che mi ha combinato, non ce l’ho – veramente – con alcuna persona, ed è probabile che questa mia netta ed assoluta mancanza di qualsivoglia tipo di rancore arrivi ai miei interlocutori, sopratutto perché – come i fatti attuali possono bellamente dimostrare – non solo non evito nessuno, ma, al contrario, trovo meraviglioso poter parlare, raccontare, sorridere (anche perché ci si conosce da tanti anni, quindi perché dovremmo ignorarci? Che senso avrebbe?), e quanto dico è facilmente confermato dai tanti amici con cui, serenamente, chiacchiero senza nessun problema, perché io non ho niente con nessuno di loro, e il mio bene (io parlo del mio perché – chiaramente – posso rispondere solo di me!) è rimasto praticamente immutato, nonostante gli accadimenti degli ultimi anni, e credo che anche da parte di QUASI tutti i miei interlocutori il bene sia rimasto immutato.

Ecco, attenzione alle parole: QUASI.

Da parte mia non c’è alcuna rabbia, alcun rancore, niente di niente di niente: giacché, tuttavia, penso che ognuno agisca in coscienza, la mia risposta a chi mi chiede “vi siete più sentiti” è sempre la stessa: “beh, vedi caro amico/a, io non ho niente con nessuno, e credo sia anche un’enorme scocciatura ed una gigantesca perdita di tempo bloccare la gente sui Social Network, su Whatsapp, al telefono… Preferisco investire il tempo – che perderei appresso a queste cretinate – in maniera più produttiva, magari investendo su me stesso, magari migliorandomi per quanto possibile. Vedi caro amico, questa è la mia posizione, ma, evidentemente, non tutti la pensano allo stesso modo: da parte mia, io non ho niente con nessuno e mi sento perfettamente in pace ed in equilibrio con me stesso, ma – te lo ripeto – ognuno agisce in coscienza, e se altri reputano più facile troncare i rapporti umani anche solo di mera educazione bloccando o ignorando… Che ci posso fare io? Io sto bene con me stesso e non ce l’ho nemmeno con il mio peggiore nemico, figuriamoci se posso mai avercela con persone che hanno condiviso la mia quotidianità per un quinto della mia vita!”

Perché ho voluto raccontarvi sta solfa?

Perché riflettevo su una frase tornata alla luce qualche giorno fa, in occasione degli ottanta anni di Maurizio Costanzo:

“Io non odio. E’ troppo faticoso ricordarsi giorno dopo giorno chi e perché.”

Questa sua massima rappresenta, esattamente, quel che penso personalmente: la vita è così piena di cose da fare, quindi… Perché ci dobbiamo fare la guerra a tutti i costi con bambinesche dinamiche, che definire “bambinesche” è un offesa ai bambini, che, spesso, sono molto più maturi di certi adulti?

Ho imparato, con estrema fatica, a non odiare nessuno – e vi posso assicurare che mi ci sono voluti anni di sforzi e sacrifici potenti – ma, adesso che ci riesco, adesso che ho capito che io “perdono gli altri, non perché essi lo meritino ma perché io merito la pace”, come diceva Buddha, capisco che non ha senso avvelenarsi con il rancore, con discorsi illogici, con questo costante mantenere una rabbia sottesa, un rancore così brutto anche solo da immaginare!

Io ci sono riuscito e ne vado fiero: sicuramente, ripeto, mi può dispiacere se, dopo anni, ci sono ancora strascichi di amaro che resta in bocca, ma io so di avercela messa tutta per tutelare me stesso e la mia integrità, ed è una grande rivincita rendermi conto che i miei interlocutori se ne rendono conto, mi abbracciano e mi dicono “sei veramente un bravo ragazzo!”

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