Il peso del silenzio, quel dolore che ti devasta, che distrugge tutto quello che hai dentro, tutto quello che senti, tutto quello che vivi. E che fa davvero male.
Il peso del silenzio, e tutto il male che fa.
Il silenzio ha un peso enorme da doversi trascinare addosso: restare soli con i propri pensieri, con i propri desideri, con i propri ricordi, ti distrugge progressivamente, soprattutto per chi ha soglie di sensibilità molto più elevate rispetto a chi, al contrario, è quasi insensibile ad ogni forma di dolore, di tristezza, di riflessione.
Eppure, ti senti crollare addosso il mondo e, in certi momenti, ti resta poco da fare se non renderti conto delle lacrime che scendono da sole, fermo nelle sabbie mobili di pensieri e paure che ti acchiappano in ogni momento, che ti stritolano in una vita che lascia dietro se brandelli, macerie fumanti che, una volta, erano vita e cuore pulsante, e adesso sono rimasugli di dolore, prova tangibile di una distruzione interiore ed esteriore che non lascia niente, più niente, tranne che quei pezzi inanimati di silenzio che, in realtà, è più vivo che mai…
E così, ti ritrovi vuoto, ti ritrovi fermo, immobile, a non capire che fare, quando vorresti scappare via… Ma da cosa? Da chi? Forse, vorresti scappare via da te, vorresti scappare via dal tuo cuore, dalle tue paure, dai tuoi sentimenti, da questo silenzio che ti distrugge così progressivamente, e non sai che fare tranne che stare fermo a pensare, tranne che stare ad osservare, dentro la solitudine ed il vuoto che c’è tutto intorno, e resta niente, resta vuoto, resta delirio, resta silenzio, resta solamente questo dolore che non se ne va per nessun motivo, che non riesce a spegnersi…
Resta dentro questo dolore che non si toglie di dosso, e tu rimani fermo, immobile, come se fossi dentro le sabbie mobili, a cercare di capire che fare, a cercare di capire, a cercare di comprendere che cosa poter fare per lenire il dolore del vuoto che è rimasto, e intanto tutto rimane immobile, perso nel vuoto, perso nel nulla, nel niente di un tempo immobile.
Resta solo tanta sofferenza in mezzo ad un vuoto che brucia ed urla la sua presenza. E ho perso il conto di quanto male possa fare…
(L’autrice del dipinto è Marzia Maier)