Il silenzio di una vita

Il silenzio di una vita

Il silenzio di una vita, lasciato dall’abbandono, lasciato dal male che fa il perdersi volontariamente: tutto quel melodioso suono, di colpo, diventa aberrante silenzio…

Il silenzio di una vita: il dolore che lascia l’abbandono…

…C’è così silenzio adesso che sei andata via…

I ricordi si sovrappongono a tantissimi altri ricordi, mentre il dolore sembra fare da cornice a questo tempo che non passa, che resta fermo, immobile, attendendo una sorta di speranza, di piccolo grande miracolo: ciò che resta, ciò che rimane, però, è solamente questo maledetto silenzio che distrugge i giorni, mentre ancora ripenso a quando questo silenzio non esisteva affatto, ed era un eterno sorridere, un eterno suonare e cantare, mentre il tempo sembrava pensare ad un futuro più felice, con tanta più speranza rispetto ad ora… Ma adesso c’è tanto, troppo, maledetto silenzio: la casa rimbomba di quel silenzio che mi fa fischiare le orecchie, e quando c’eri tu, invece, sentivo mentre cantavi dalla cucina, mentre la TV faceva da cornice al nostro tempo, ed io venivo li, mentre cucinavi, senza dirti niente, e ti abbracciavo forte da dietro, ed era bello sentire che ti sentivi al sicuro, sentire che ti lasciavi andare tra le mie braccia e perdevi tutto il peso di quei maledetti pensieri…

Mi mancano tante di queste piccole cose: il silenzio che c’è adesso è lo stesso silenzio della notte, lo stesso silenzio che sento quando cammino lungo le strade deserte, e sento solamente il rumore dei miei passi che calpestano la strada, mentre macino chilometri su chilometri senza più, ormai, neppure rendermene conto… Cammino e non sento neppure più le mie gambe, che sembrano andare via da sole, quasi come se conoscessero la strada, e vanno via per i fatti loro, senza dire niente, senza pretendere niente. Non sento più nulla, perché il dolore fa, ormai, talmente tanto parte di me da impedirmi di sentire altro: sento solamente il dolore calato in questo maledetto silenzio che mi divora un pezzo alla volta, finché non piango, da solo, mentre cammino lungo la strada, e nessuno si accorge di niente. Ormai, finisce sempre così: il solo modo che ho per buttare all’esterno tutto il dolore che sento dentro è quello di piangere, di inondare tutto di lacrime e ricordi, anche se so essere una soddisfazione temporanea, che dura davvero poco.

Non me ne importa niente che possa essere il modo sbagliato, e me ne frego ancora di più di quello che la gente possa pensare o dire: figurati se me ne può fregare qualcosa di quello che la gente possa pensare del MIO dolore. Mica il loro. Sono IO che conosco il mio corpo, sono IO che conosco il mio dolore, e sono sempre IO che decido come sfogarmi. Le persone, in una maniera o in un’altra, avranno sempre qualcosa da dire e ridire, e quindi chi se ne frega! Potrà pure sembrare ridicolo, patetico, ma ho cose ben più importanti, nella mia mente, a cui dovere dare retta… Ed ecco che sono qui, a scrivere tutto il male che mi fa, e a chiedermi perché non possa, ancora una volta, ritrovare il sereno di un cuore che non ha smesso un solo istante di amare: per quanto sbagliato possa essere, stupido, insensato, a me non importa proprio per niente. Sento troppo dolore per pensare alla “forma”, per pensare a quello che la gente vede e pensa.

Resta solo questo maledetto, atroce, silenzio a fare da cornice a tutto quello che mi manca. Alla sola cosa che mi manca, Alla sola persona che mi manca. A quel futuro che è andato via, senza che tutto questo abbia un reale senso…

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