La difficile gestione della propria ansia e dei propri pensieri

La difficile gestione della propria ansia e dei propri pensieri

La difficile gestione della propria ansia e dei propri pensieri è sicuramente un argomento delicato ma da affrontare, perché può realmente aiutare a vivere meglio!

La difficile gestione della propria ansia e dei propri pensieri: stiamo parlando, verosimilmente, di una tra le cose più difficili da fare, senza alcun’ombra di dubbio, ma che, a conti fatti, può davvero aiutare a dare una svolta totale e definitiva alla propria vita.

Intendiamoci, e lo ripeto ancora una volta: di ansia non ci si ammala e non si guarisce né ci si muore. L’ansia – e questa cosa sarebbe bene che entrasse nel cervello della gente una volta e per tutteè un’emozione e non una malattia o un disturbo. È come la tristezza, la gioia, la rabbia, la tranquillità. Ti ammali di queste cose o guarisci da queste cose? Certo che no, perché parliamo – appunto – di emozioni, di “stati d’animo”, non di un raffreddore o di una sciatalgia!

Partendo da questo si capisce bene perché parlo di gestione della propria ansia, proprio perché – essendo un emozione – possiamo gestirla ma non possiamo ne cancellarla per sempre ne fare in modo che non esista. C’è ed esiste per un preciso motivo: lo so che può arrivare a sembrare assurdo, ma l’ansia esiste per tornare utile in determinati momenti in cui essa stessa è necessaria.

Come nelle volte in cui pensiamo a come andrà una determinata prova, ad esempio: quel pizzico di “ansia produttiva” ci carica quanto basta per essere reattivi, per scattare come molle dritti verso il nostro obiettivo, come l’atleta che deve correre i mille metri piani e sa che deve essere più forte degli avversari che ha nelle corsie laterali. Il “problema”, tra virgolette, nasce quando l’ansia la sentiamo particolarmente, specie se siamo soggetti particolarmente sensibili a questo tipo di stimoli, e questo comporta, chiaramente, delle sintomatologie fisiche che ben conosciamo, come la tachicardia, le vampate, il respiro corto, tremori, formicolii e tutto il resto.

Chiaramente, non siamo di fronte ad un problema patologico (logicamente, ricordatevi sempre di farvi visitare per escludere patologie peggiori, questo lo do sempre per assodato! N.D.Giomba) ed è quindi il pensiero che va cambiato: basta non aggiungere ansia all’ansia. Basta ricordarsi che il corpo sta reagendo ad uno stimolo normalissimo, e che ciò che sentiamo non ci ucciderà, anche se le sensazioni che possiamo provare, come la tachicardia, sono decisamente spiacevoli, ma sono utili per caricarci e per essere reattivi quanto basta!

Sicuramente possiamo “mitigare” questi eccessi di somatizzazione, modulando la respirazione, calmando il pensiero, ricordandoci, soprattutto, che NON SIAMO PERFETTI e che è nostro diritto sbagliare: gran parte di questa ansia nasce proprio dalla paura di sbagliare e dalle catastrofiche conseguenze che immaginiamo possano scatenarsi da un nostro errore. Si tratta, però, quasi sempre, di una nostra personale esagerazione: nessuno ci prenderà a frustate se sbagliamo, e se pure dovesse accadere, beh… Non è la fine del mondo!

Insomma: non c’è nulla da “guarire”! Credo che la gestione dell’ansia passi, piuttosto, da una personale riorganizzazione dei nostri pensieri e delle nostre credenze catastrofiche. Prendiamola con più serenità e sentiremo molto meno il carico di responsabilità che, talvolta, immaginiamo come più grandi ed onerose di quelle che, realmente, sono!

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