La tristezza invisibile

La tristezza invisibile

La tristezza invisibile, che ti prende senza preavviso. Semplicemente, ti ritrovi a non capire perché piangi, perché le lacrime sgorgano da sole…

La tristezza invisibile, improvvisa. Che non sai perché.

La tristezza è strana: è un sentimento invisibile, che ti prende all’improvviso, ma che senti su di te in maniera davvero chiara, nonostante, a conti fatti, non esista fisicamente. Ed è strano pensare che qualcosa che non esiste fisicamente riesca a distruggerti in questa maniera: ti ritrovi senza appigli, senza qualcosa di sicuro che possa darti ancora speranza, che possa darti la possibilità di credere che le cose possano andare diversamente da così. Quando la tristezza ti prende, c’è relativamente poco da fare: sei semplicemente impotente, senza sapere che fare, e resti fermo in balia del dolore, in balia di tutti i dispiaceri che senti addosso come macigni impossibili da gettare via. Le ore sembrano interminabili nella morsa del dolore e dei ricordi che fanno male, di quelle energie che ti strappano via la forza per reagire, per rialzarti. Resti fermo e non sai che fare, tranne renderti conto che l’unica cosa sensata è quella di lasciar fluire tutte le lacrime, di gettare lentamente via tutto il dolore che hai dentro, tutto quel dispiacere che ti resta attaccato addosso: ancora una volta, ti scopri debole, ti rendi conto di essere fragile nonostante tu abbia tentato, per troppo tempo, di essere forte, di resistere, di continuare a far finta di niente mentre tutto andava a rotoli. E mentre cerchi disperatamente di far andare via tutto quel dolore, ti rendi conto che sei da solo ad asciugarti le lacrime: ancora una volta, ti rendi conto che se cerchi una mano la trovi soltanto alla fine del tuo braccio. Se cerchi un aiuto puoi solo far leva su te stesso, ed è solo su te stesso che puoi contare… La mente cerca di scappare via da quei ricordi, mentre cerchi di distrarti, ma la sensazione della tristezza è più forte, e si sovrascrive anche al tentativo di fuggire, al tentativo di rialzarsi e tornare a combattere.

Ancora una volta, ti riscopri fragile. E ti rendi conto che nella solitudine sei da solo a dover reagire.

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