Si fa un così grande parlare di “speranze”, sperare, credere in qualcosa, in un domani diverso e migliore, ma le speranze non arrivano se non le crei.
Le speranze, quel necessario bisogno di doversi aggrappare ad un futuro diverso, ad un futuro più particolare, maggiormente in linea con quello che speriamo. Non so bene se si tratta di un modo di illudersi, o, semplicemente, in un credere in qualcosa di necessario a permetterci di vivere meglio, non lo so davvero, ma so quasi certamente che nulla avviene “per magia”: qualcosa avviene se tu la fai avvenire, se tu sei in grado di saperti creare le tue speranze e saperle coltivare!
Non puoi credere che, magicamente, una mattina qualcosa cambi in meglio e la tua vita assuma la piega che tanto hai sperato prendesse: sarebbe fin troppo semplice, ed anche volendo non è certo mai accaduto che simili colpi di fortuna cambino la vita di una persona. Non scherziamo: la sola cosa che conta davvero è l’impegno personale, anche a costi di sacrifici, anche a costo di sofferenza e di dolore, che, molto prezzo, è l’amaro prezzo da pagare per continuare a credere nelle proprie speranze, anche quando la vita ci rema – spesso – contro, e le vicende di ogni giorno ci spingerebbero – a rigore di logica – a buttare via tutto e mandare tutto a quel paese.
La ricompensa dell’aver creduto nelle nostre speranze, nei nostri sogni, nelle nostre aspirazioni, non è tanto l’essere riusciti a realizzarli, ma l’essere diventati più forti, almeno secondo me: è in questo modo che acquisiamo nuove competenze personali, nuovi modi di osservare, di capire la vita.
Dobbiamo sempre cercare di crederci, dobbiamo essere noi stessi gli autori di quelle speranze che dobbiamo costruirci da soli, senza mai attendere che sia la vita a fornirci qualcosa che è nostro compito costruire!