Mi dispiace, e non sai quanto

Mi dispiace e non sai quanto

Mi dispiace, e non sai quanto: ho finito le parole per esprimere il dolore ed il dispiacere di quanto male possa fare tutto questo…

Mi dispiace, e non sai quanto. Non lo sai, davvero.

Mi dispiace veramente, e non puoi capire quanto. Mi dispiace quando sento tutto il vuoto che resta e se guardo indietro, rivedo quante speranze, quanti progetti e quanto dolore. Vorrei voltarmi alle spalle e vedere dietro di me una strada diversa, un tempo migliore, una vita differente, e invece mi rendo soltanto conto di aver perso per strada gli ultimi pezzi di me, della mia vita, del tempo che volevo, dei miei desideri, delle mie speranze. E la mia mente torna ancora più indietro, a quelle sere che mi sembravano incredibili, in cui sentivo che, per la prima volta nella mia vita, tutto era al suo posto, tutto aveva il colore, l’odore, il sapore che volevo e cercavo veramente. E ora, sento che tra le mani mi sono rimaste solamente le lacrime e tutto quel dolore che mi distrugge, e di quelle scene non è rimasto niente tranne che polvere, tranne che dispiacere e dolore. Ho perso me, ho perso quello che volevo, quello che desideravo veramente, quello che sognavo. Si è distrutto tutto, mi avete distrutto tutto, mi avete lasciato solo a soffrire, a piangere nella mia disperazione, e nessuno di voi si è accorto di me e di quanto soffrivo. Voglio sentire ancora di essere vivo. Voglio sentire ancora cosa significa sentirmi addosso l’adrenalina delle 20 del sabato sera, quando sta per tramontare, specialmente in estate, e sei pronto a vivere nuove avventure, voglio sentire ancora cosa significano le 7 e 40 del mattino, con i primi raggi di sole da dietro i palazzi, voglio ancora sentire l’odore che fanno i fiori al mattino. Non l’ho detto a nessuno, ma di me sembra non star rimanendo più niente. In fondo, tutti mi guardano dall’esterno, tutti guardano da fuori, tutti guardano e non capiscono la guerra, la distruzione che ho dentro e che mi distrugge e mi logora lentamente, pezzo dopo pezzo. Mi guardo dietro, e volevo una casa con il balcone grande, con una stanza grande per fare uno studio, da cui si vedessero le montagne da una parte e il mare dall’altra. Volevo sentire l’odore dei fiori e vedere fiorire gli alberi viola a maggio. Volevo mangiare in terrazzo, volevo suonare con gli altri. E adesso mi ritrovo solo, a camminare sotto quei palazzoni enormi e a vederli dal basso, e mi sento inesistente nel mio dolore, e mi sento schiacciato dal dolore e dalla distruzione che ho dentro e che avete preferito non vedere. Mi fa star male l’idea di questo dolore e di questo volto, mi fa stare male l’idea di essere invisibile, mi fa stare male l’idea di tutto il male, il dolore, la violenza che ho ricevuto. E non lo capisce nessuno, e non lo vede nessuno. Sono stanco. Mi sento a pezzi. Non riesco più ad essere invisibile. E mi dispiace. Perché volevo soltanto stare bene. Volevo, pretendevo che i fantasmi del passato, che il dolore e la sofferenza del passato fossero andati via per sempre. Mi dispiace, non riesci nemmeno a capire quanto. E se pure piango mentre scrivo e non vedo più niente, mi sento spento. Mi sento a pezzi, mi sento distrutto. Forse dovrei dire che siete riusciti a spegnermi, che siete riusciti nel vostro intento, che mentre io mi distruggo nel dolore c’è chi dorme beatamente sereno tra mille guanciali, e non servirebbe a niente lo stesso, perché le mie urla non le avete mai sentite, e se le avete sentite, vi siete girati dall’altra parte. È notte, e in TV ci sono due ragazzi che suonano un pianoforte rosso. Ed io non ho più la forza di non sentire il dolore. E so soltanto che volevo ancora provare l’adrenalina delle sere in cui aspetti ospiti, le serate passate a giocare, le grigliate sul terrazzo, il sentirmi vivo, il sentire che c’è vita, che c’è futuro, che c’è armonia, che c’è pace. Mi dispiace. Tu non riesci a capire quanto. Volevo solamente dire a me stesso che era tutto a posto, e che anche i miei sogni avevano diritto di vivere, che anche io avevo diritto ad un futuro, avevo diritto alla vita che avevo sempre desiderato. Capisco che mi sbagliavo. Adesso sono spento, non ho più forza di reagire. Se mi prendi a calci non riesco neppure a reagire. Ho subito tanta di quella violenza, tanto di quel dolore che mi avete inferto senza nessuna pietà, che ora non riesco più ad alzarmi. Sento dentro tutto il dolore del mondo. Ed è bruttissimo doverti portare sulle spalle tutto questo dolore da solo. Perché mi avete lasciato solo, al mio destino, e non vi è mai importato niente di me. Sapevate solo fare spallucce, andare a dormire o fare finta di niente. Io soffrivo, e voi facevate spallucce. Io soffrivo e voi dormivate. Io soffro e nemmeno ve ne rendete conto. Vorrei solo credere che ho diritto ad avere ciò che voglio: amore, futuro, famiglia, vita. Ma adesso, non c’è niente che me lo faccia credere.

Io sto male, e tu dormi.

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