Mi sono sempre e comunque rialzato da solo: la sofferenza mi ha insegnato tanto, ma, contemporaneamente, mi ha cambiato profondamente…
Mi sono sempre e comunque rialzato da solo. E non è mai stato semplice.
Fermandomi a riflettere, mi sono reso conto di essermi sempre rialzato da solo: speravo che qualcuno mi tendesse la mano, e, forse, qualcuno ha fatto quel che poteva. Sta di fatto che, il 99% del lavoro e della sofferenza, ho dovuto portarla avanti da solo, senza mai trovare qualcuno che, realmente, mi aiutasse a risollevarmi nei momenti difficili, nella sofferenza che tanta gente senza scrupoli mi ha scagliato addosso. Non si tratta certo di andarne fieri né di mettersi medaglie al petto: piuttosto è una considerazione che, per quanto amara possa essere, è assolutamente reale. E di difficoltà non ne ho neanche passate poche: conosco gente che passa la vita a lamentarsi della propria infelicità, e non si rende conto di avere tutto, di avere alle spalle chi gli risolve ogni guaio ed ogni problema, di non dover fare nessuna fatica perché qualcuno faticherà per loro. Sia chiaro: non giudico minimamente, perché ognuno vive la sofferenza a modo proprio ed ogni sofferenza va, comunque, rispettata. Sta di fatto che, spesso, mi domando cosa possa accadere se queste persone incontrassero le reali difficoltà della vita. Decisamente, le ritroveresti ancor più ad annaspare rispetto a quanto non facciano già adesso non rendendosi conto della grande felicità che hanno. Io, nel mio piccolo, nella mia storia, posso dire di avere incontrato tanti stronzi sul mio cammino, e non so nemmeno se sia stata colpa mia nel non essere riuscito a rendermene conto in tempo: per ognuna di queste persone, però, ho sempre dato il massimo di me, del mio cuore, dei miei sentimenti, delle mie capacità, in amicizia come in amore, professionalmente come sentimentalmente. Ma la gente, si sa, non perde certo tempo a distruggerti se ha l’occasione di farlo: ho imparato molto dalla sofferenza, dai periodi passati a piangere, dalle giornate infinite segnate dalla solitudine che nessuno è mai davvero riuscito a comprendere ed osservare. Semplicemente, faccio finta di niente, ma non mi dimentico dei pomeriggi d’agosto che sembravano non finire mai, del vuoto che c’era tutto intorno quando la città era andata via, verso lidi e mete lontane. Non mi dimentico dei pomeriggi di settembre trascorsi a vedere la luce del giorno ridursi a poco a poco, a piangere lungo le strade senza che nessuno se ne sia mai reso conto. Non mi dimentico di tutto questo, non mi dimentico di momenti veramente brutti, veramente pieni di distruzione interiore ed esteriore, quando nella mia vita erano rimaste le macerie che altra gente aveva lasciato. Non posso dimenticare e non voglio dimenticare, perché quelle macerie mi hanno cambiato radicalmente ed in maniera davvero profonda. Non posso dimenticare tutto questo e non posso dimenticare cosa potesse significare piangere da solo, camminare lungo i marciapiedi, la sera come la notte, senza che ci fosse un solo cane a rendersi conto di come stavo e di come mi sentivo. Qualche rarissima eccezione, qualche volta, ha cercato anche solo di ascoltarmi, ma troppe persone mi hanno lasciato solo ed abbandonato. Ed ancora adesso, probabilmente, le cose non sono cambiate. La sofferenza è la stessa, e le mie parole, verosimilmente, restano non ascoltare ieri come oggi. Ma ho la compagnia di me stesso, e so che non mi tradirà e non mi tradirò.
Ma no. Non posso dimenticare che ho sempre dovuto rialzarmi da solo, perché tutta quella sofferenza mi ha cambiato davvero. Ed indietro non si può tornare.