Morire per una "challenge" su TikTok: ecco cosa ne penso

Morire per una challenge su TikTok ecco cosa ne penso

E’ notizia di poche ore fa della morte di una bambina a causa di una “challenge” su TikTok: ecco cosa ne penso e cosa propongo per evitare simili situazioni.

Morire per una “challenge” su TikTok: mi state chiedendo, da diverse ore, cosa ne pensi, da professionista del settore, della bambina di 10 anni morta proprio per questa “challenge” su TikTok. La notizia, peraltro, mi ha colpito profondamente essendo la povera bambina una mia concittadina.
 
Partendo dal principio che ho voluto evitare di parlarne proprio per una questione prettamente morale, etica, deontologica, credo che non si possa parlare di “colpe”: i genitori, forse, in buona fede, hanno peccato di leggerezza lasciando incustodito il cellulare con l’app nelle mani della giovane, che, a dieci anni, non è ancora in grado, magari, di discernere ciò che è bene e ciò che è male sul Web.
 
Sicuramente, la strada del VIETARE è la più sbagliata di tutte: si sa che più vieti e più ottieni l’esatto effetto opposto, come quando i nostri genitori ci dicevano di non salire sui motorini, di non fumare e via discorrendo… (prima che iniziate a fare battute che nessuno vi ha richiesto, ho citato due cose che, effettivamente, non ho mai fatto! N.D.Giomba)
 
Ad ogni modo, qual è la strada maestra? La strada è quella del DIALOGO, della PRESA DI COSCIENZA e della VIGILANZA.
 
DIALOGO, perché con i figli si deve sempre PARLARE DI TUTTO, parlare dei pericoli della rete, e di quelli della vita, senza volerli terrorizzare e marchiare a vita, magari lasciando in loro ferite indelebili, ma semplicemente cercando di far capire loro che è per il loro bene.
 
E questo ci porta al secondo punto, la PRESA DI COSCIENZA: nessun genitore potrà mai parlare dei pericoli di TikTok se non sa cos’è TikTok, se non sa come funziona, se non sa dei suoi pericoli, e, in generale, se non sa usare un cellulare più moderno! Ed ecco che entra in gioco il digital divide funzionale, quella “arretratezza” informatica e tecnologica che, purtroppo, vede protagonista le generazioni precedenti. Ma non puoi salvare tuo figlio se non conosci i suoi nemici!
 
E poi, la cosa principale: la VIGILANZA. Non sto dicendo di VIETARE, è sbagliatissimo e non ha alcun senso. Sto dicendo che bisogna PARLARE con i propri figli, e lo ribadisco, ma bisogna anche VIGILARLI. Posso capire che in tanti mi diranno: “eh, fai facile tu! Ma cosa ti sembra, che non ho niente da fare tutto il giorno io?” Per carità, siamo tutti assolutamente concordi, ma è per questo che esistono specifiche applicazioni, che esistono applicazioni dedicate a filtrare determinati contenuti, a “sbarrare” le app che hanno limiti di età (pur senza vietare, ribadisco): dobbiamo anche comprendere il punto di vista dei bambini, che, magari, anche solo per “socialità”, si ritrovano tra compagni, tra amici che hanno tutti un account su TikTok, e, chiaramente, chi non ce l’ha viene visto come una persona quasi “da allontanare”, quasi arretrata.
 
E’ la stessa cosa che accadeva ai miei tempi, quando non facevi la collezione di figurine, e, prima di entrare a scuola, non ti mettevi sui muretti delle finestre delle classi a dire “ce l’ho, ce l’ho, mi manca”. Venivi visto come asociale, come distaccato. Ecco: TikTok è diventato il moderno “ce l’ho, ce l’ho, mi manca”. Purtroppo, non è il primo caso e non sarà il primo caso, almeno finché non sarà la mentalità dei genitori a cambiare, chiamati a vigilare sui propri figli aiutandoli nel discernimento del bene e del male su quella grande “trappola dorata” che è il Web!

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