Parole di sabbia, che si perdono nel vuoto di giornate che vorresti potessero andare lontano, ma che, probabilmente, il vento spazzerà via!
Parole di sabbia, come il vento che le spazza via.
Mi capita spesso di ritrovarmi nella consapevolezza che alcune parole siano come “di sabbia”: mi riferisco a quelle parole, a quelle frasi che vorresti dire ma che sai non essere ascoltate da nessuno, e che quindi vengono portate via dal vento, esattamente come la sabbia delle spiagge dei pomeriggi di autunno, o come il vento che si alza tra le dune del deserto, dentro quel silenzio micidiale che costeggia le nostre vite proprio come le aride terre deserte, spaccate dal calore del sole che lascia intorno quell’enorme vuoto. Queste parole sono spesso molto importanti, ma se ne vanno via, senza neppure un perché, mentre maturi la consapevolezza che nessuno le ascolterà, ma che voleranno via sospinte dall’indifferenza, sospinte dal volersi voltare da un’altra parte, nella stupida illusione che ignorare sia la reale risposta a quel che abbiamo dentro e non diciamo… Sono parole che sai già restare in mezzo ad un limbo di incertezze, al vuoto di tutte quelle frasi che restano strozzate in gola, esattamente come tutte le lacrime che si sono asciugate sul viso, pietrificandosi sulle gote come le spine dei cactus, ma che adesso non fanno più male, ma lasciano solo quella brutta sensazione dell’abbandono. Quante parole se ne vanno via senza che raggiungano il loro scopo, senza che raggiungano cuori e menti troppo lontane: gli occhi guardano, osservano, raccontano, sperano, ma restano nel più religioso silenzio, consapevoli di come quelle immagini resteranno impresse nella mente, e, forse, torneranno a ridestare vecchi dolori, ma non potranno fare nulla di più. I pensieri, come le parole, se ne vanno via, sospinti dal vento e dall’enorme vuoto della notte come del giorno, dei pomeriggi come delle mattine azzurre.
E ciò che resta in fondo al cuore, si fonde con quel silenzio. E resta chiuso nel suo grande mistero.