Quando il silenzio diventa amico, ti rendi conto che, forse, non devi averne paura come tanti ti han sempre fatto credere: in fondo, c’è di più!
Quando il silenzio diventa amico, ti rendi conto che sei perfettamente in grado di ascoltare le parole che sa dirti, di ascoltare le frasi che vuole sussurrarti, anche quando sei scappato via, anche quando hai avuto paura del silenzio, della solitudine.
Eppure, arriva un certo momento in cui riesci anche ad apprezzarne le velature più minute, e quasi ti rendi conto che, a volte, diventi un tuttuno con quello stesso suono mancante, con quella “perfezione vuota” che senti attorno: in fondo, anche il silenzio è capace di urlare, e sappiamo benissimo tutti che non esiste, quantomeno in natura, un silenzio perfetto. Figuriamoci, quindi, se possa esistere nella nostra quotidianità: ti rendi conto, insomma, che sei perfettamente in grado di fronteggiare il vuoto delle parole e dei suoni, semplicemente senza averne necessariamente paura.
Che poi, paura di cosa? Paura di che? Paura di non sentire il frastuono terribile che, spesso, fa da cornice al nostro tempo? O forse, la paura più concreta del non sentire una voce accanto che riesca a smorzare il peso dei pensieri, delle paure, delle preoccupazioni di ogni giorno? Certo, forse questa è già una motivazione più seria, più realistica, ma in grado, prima o poi, di scomparire sotto l’effetto di tanta buona volontà, sempre necessaria, nella vita come nei traguardi che si vogliono raggiungere, per riuscire a rendersi conto di come, spesso, si sia perfettamente abili nel raggiungere anche ciò che, talvolta, ci fa paura.
In fondo, ad un certo momento ti abitui al silenzio. Ti abitui a non sentire altre voci, a non sentire parole, a non sentire niente se non te stesso, i tuoi rumori, il rumore dei tuoi pensieri. E forse, a scapparne via, se è il caso!