Direi che me lo aspettavo: c’era assolutamente da aspettarsi che la solita Italietta del “quieto vivere a tutti i costi” criticasse la canzone di Pupo e del “Principe” a prescindere dalla canzone stessa.
Non ho seguito Sanremo e, francamente, me ne vanto: dopo aver visto, facendo zapping, che il Festival della Canzone Italiana si è trasformato in un talk show in cui è stato chiamato a dire la sua Bersani, in barba a tutte le norme sulla par condicio, nonostante sia anche stato interpellato anche Scajola, personalmente non penso di aver perso poi tanto, specie a fronte di una conduzione da parte di Antonella Clerici che, personalmente, ho ritenuto “poco adatta” al ruolo di Sanremo (la Clerici la vedo più per la conduzione di programmi più “diretti”, tipo “La prova del cuoco” o lo stesso “Tutti pazzi per la tele”)
Aldilà di questo,
mi sono stancato di tutte le critiche alla canzone “Italia amore mio”, di Pupo, Emanuele Filiberto e Luca Canonici: mi sono stancato perchè ho visto che la canzone è stata accolta in modo assolutamente pregiudizievole.
I fischi sono cominciati gia prima di ascoltare la canzone stessa: queste sono le tipiche cose che mi convincono sempre di più a pensare che questo tipo di spettacoli sono quelli in cui l'”Italietta” trova la sua apoteosi, con le critiche sterili, fin troppo facili.
Molte cose di questo Festival, poi, non sono scese giu nemmeno agli orchestrali, in rivolta completa e palese, tirando sul palco gli spartiti: alle volte mi domando se davvero il Festival abbia ancora la valenza di un tempo o si sia “plasmato” al passare dei tempi, diventando un’accozzaglia di critiche sterili, fischi, polemiche e politica. Poi rifletto meglio, e mi accorgo che la risposta è ben evidente…