Scienza: costruite in laboratorio le prime batterie in carta. Il loro funzionamento si basa su intere colonie di batteri. Scopriamo insieme i dettagli.
Scienza proiettata nel futuro grazie alle nuove batterie in carta, recentemente realizzate dal Professor Seokheun Choi, della Binghamton University: si tratta di semplici pezzi di carta che potranno essere utilizzati come vere batterie, e che aprono la strada verso una nuova tecnologia, chiamata “Papertronics”, che mira a portare letteralmente “su carta” l’elettronica.
In futuro, quindi, qualche foglio di carta ci permetterà di ricaricare, ad esempio, un cellulare, grazie a batterie, appunto, in carta, semplici, economiche e di facile utilizzo e smaltimento: su tali fogli, infatti, sono presenti reticoli contenenti gocce d’acqua infinitesimalmente piccole, al cui interno sono presenti dei batteri, la cui “respirazione”, se così possiamo dire, produce il passaggio di corrente lungo i fogli.
C’è da dire fin da subito che si tratta di una tecnologia ancora allo stato embrionale, dal momento che ogni foglio produce appena 31 microwatt: praticamente nulla se consideriamo che anche solo per accendere una semplice lampadina da 40 watt servirebbero migliaia, anzi milioni di fogli, ma gli esperti non disperano affatto, ed anzi si ritengono estremamente fiduciosi circa la possibilità di migliorare il processo produttivo e le “potenzialità” dei fogli in questione, permettendo una maggiore produzione di energia, e, quindi, un utilizzo quantomeno più “pratico” ed “utile” dei fogli stessi!
Dalla parte dei ricercatori, tuttavia, ci sono diversi aspetti positivi: ad esempio, basti pensare che i materiali per la produzione di tali batterie si reperiscono in maniera estremamente facile, ed i batteri che creano l’energia in questione sono “alimentabili” anche attraverso scarti alimentari, e questo potrebbe tornare utile nell’ottica di produrre energia dagli scarti, integrando, appunto, tecniche avanzate di riutilizzo di ciò che è ormai divenuto inutile!
Insomma: ci attende un futuro di energia pulita ed ecosostenibile? C’è da sperarlo: solo i ricercatori potranno dircelo!