"Quello che tu sei io ero , quello che io sono tu sarai" : questa è la frase che , spesso , "Nonno Libero" , il simpatico nonno della famiglia Martini interpretato da Lino Banfi nella fiction "Un medico in famiglia" , usa ripetere ai suoi nipoti per ricordar loro che , un giorno , anche loro saranno anziani .
Sono tante le storie di vite silenziose , di sofferenze celate dietro il sottile filo di quella maschera chiamata vecchiaia , in cui tutto sembra oscuro e sempre ad un passo dalla fine .
Tante storie , tanti silenzi , tante frasi ed esperienze che si nascondono dietro occhi stanchi da una vita trascorsa a lavorare , a faticare per poter garantire un futuro degno ai propri figli , per poter dire di aver costruito qualcosa di concreto e di importante nella propria vita , senza l’amara sensazione di aver gettato al vento gli anni e il tempo , quel tempo il cui lento trascorrere è stato segnato dal sudore della fronte , che come lancette di un’orologio , ha disegnato i momenti e tutti quei giorni , mentre le rughe cominciavano a solcare il viso , e i capelli si tingevano d’argento .
C’è una storia che mi ha particolarmente colpito , e voglio raccontarla anche a voi .
E’ la storia di un’anziana che , per la privacy , chiameremo con un nome fittizio , Rosa .
Rosa è una vecchietta di 94 anni , che si porta dietro di se il peso degli anni e di una grave forma di demenza senile : non parla , non cammina , ma i suoi occhi sono sempre vivi e pieni di gioia e speranza .
Lei resta li , in attesa che qualcuno si prenda cura di lei , che non può muoversi , ma può soltanto guardare intorno , fin dove i suoi occhi stanchi riescono a guardare : viene nutrita attraverso un biberon , esattamente come quello che si usa per dar la pappa ai neonati . Ed è paradossale notare come , quando gli anni diventano tanti , e il loro peso si fa sentire , si torni inevitabilmente bambini , aspettando che qualcuno si prenda cura delle nostre esigenze , dei nostri bisogni .
Eppure , guardando i suoi occhi così pieni di luce , si nota la sua gioia nel sapere che non è sola , nel sapere che c’è qualcuno che si prende cura di lei : lei che resta immobile su quella sedia , stringendo tra le mani una piccola bambola di gomma . Per lei , quella bambola rappresenta una figlia , e quando la stringe a se , chiude gli occhi e sorride .
La vita ci pone spesso davanti a muri che ci sembrano enormi , e pare quasi impossibile riuscire a superarli , combattendo per non sentire il peso della sofferenza .
Storie come quella di Rosa sono tante : sta a noi non dimenticarcene mai !
6 Commenti
Che tenerezza questa Rosa!
E’ vero come lei e la sua storia ce ne sono molte…
Essì !
Molto dolce…
sai.. mi lascia sempre una piacevole sensazione quando capita di cedere, sull’autobus, il posto ad una persona anziana(o cmq se prende posto accanto a me)e questa, il più delle volte, sente il bisogno di parlare, raccontarti un passo della sua vita e non importa che tu sia una/un estranea/o verso cui bisognerebbe essere diffidenti o se magari starai pensando a tutta altra cosa…sarà bello sentirsi augurare (e ricambiare) una buona giornata quando si lascia quel posto così comune.
Un caro saluto
Sono d’accordissimo
tenerissima la storia di Rosa spero però che non capiti a me prego sempre Dio perchè dopo una vita di tribulazioni mi dia almeno la soddisfazione di morire d’un colpo secco e via…..Ida
Abbraccio per te