Una domenica di otto anni fa, anche se mi sembra ieri, e proprio in quell’ieri non avremmo mai immaginato quel domani che è oggi…
Una domenica di otto anni fa: sono certo che nessuno avrebbe immaginato il triste epilogo di quel tempo così spensierato, e nessuno lo avrebbe mai immaginato allora, quando l’illusione del sogno era ancora fresca.
Non era immaginabile una fine, cantava Milva, e sono sicuro che nessuno di noi se lo sarebbe mai immaginato, nemmeno quel giorno, nemmeno in quel bellissimo periodo in cui tutti i colori sembravano essere più chiari, sembravano più veri, sembravano più caldi: e intanto, silenziosamente, sono scivolati otto anni, ed io non me ne sono reso neppure conto, così come quasi mi sarei conto di questa data se non mi fossi reso conto di questo giorno, e di tutti i ricordi che si porta appresso.
Ho pochi ricordi di quel giorno, ma tutti bellissimi: ricordo una giornata tiepida, una domenica silenziosa in cui eravamo da soli lungo la strada, ma il cielo era azzurro, e i fiori sembravano avere un odore diverso da adesso, come se tutto fosse più vero, come se tutto fosse intriso di una magia diversa rispetto alla routine di adesso, dove tutto rimane nel più totale vuoto. Ricordo una passeggiata lungo il marciapiede, un supermercato aperto di domenica mattina, un pacco di biscotti da portare per il pranzo: una confezione bianca piena di tanti biscotti misti. E poi, nel pomeriggio, una passeggiata in mezzo a tanti fiori, con delle scale in pietra su cui fotografarsi.
Tutto sembrava avere un senso preciso, tutto sembrava avere un colore, una gioia diversa e particolare: nel silenzio, intanto, sono scivolati questi otto anni, dove tutto è cambiato e niente è più rimasto di quella magia, di quei luoghi, di quei colori. Per quanto male faccia, per quanto un peccato sia, mi rendo conto che non saresti mai cambiata, e che non c’era altra fine possibile ad un addio già scritto dal principio. Ma non posso non ripetermi “che peccato”…