Una “vita Demo”, proprio come le vecchie Demo della PlayStation che trovavi in edicola: ma siamo sicuri che sia ciò che vogliamo?
Una “vita Demo”, ovvero ciò che non è e non sarà mai una soluzione da accettare!
Non so se ricordate, diversi anni fa, quando i computer non erano ancora prepotentemente protagonisti delle nostre vite, e i più giovani erano soliti trascorrere i loro pomeriggi davanti ai videogiochi: in quegli anni – e io me lo ricordo bene, essendo stato uno dei primi acquirenti a Palermo – primeggiava la PlayStation – come, d’altronde, primeggia ancora adesso, anche se sicuramente di meno rispetto a più di 20 anni fa! – . In particolare, essendo io, da sempre, un fanboy sfegatato della Play, ricordo che, in edicola, diverse pubblicazioni mensili specializzate offrivano i cosiddetti “Demo”, ovvero anteprime giocabili dei prossimi titoli in uscita, che permettevano, appunto, di giocare ad un determinato gioco per pochi minuti, giusto per rendersi l’idea di come il gioco fosse effettivamente strutturato, e, quindi, procedere successivamente all’acquisto del titolo completo nei vari negozi. Questa lunghissima premessa, che, magari, sembra non avere nessun nesso con ciò che voglio raccontare, vuole sfruttare la metafora del “Demo” trasponendola all’interno della vita. Quanti di noi vivono “vite Demo”? Mi riferisco a quel vivere fatto soltanto di piccole anteprime: una sorta di “Demo di lavoro”, in cui svolgi una professione mal pagata, o non pagata del tutto, che ti dà l’impressione e la dimostrazione di quel che il lavoro dovrebbe essere, ma, al pari del famoso “Demo” di cui parlavamo sopra, ti dà giusto l’illusione, ma comprendi bene che non si tratta certo di qualcosa di affidabile e di definitivo… Oppure, una sorta di “Demo sentimentale”, quando abbiamo a che fare con persone assenti, sfuggenti, che ci sono una due volte sì e troppe volte no, giusto per darti l’idea di come dovrebbe essere un sentimento, di come dovrebbe essere un rapporto, ma essendo ben lontani dall’amore vero, da un rapporto sentimentale davvero completo, fatto di presenza costante e di sacrifici comuni.
Il fatto è, quantomeno parlando personalmente, che di situazioni del genere ne ho vissute fin troppe nella mia vita, e – oserei dire “per fortuna” – adesso mi sono davvero stancato di tutto ciò che non è completo, di tutto ciò che non è come lo voglio io. Non è scritto da nessuna parte che io, come voi, come tutti, mi debba accontentare delle “Demo”, delle briciole di ciò che gli altri ti concedono. Ad un certo momento ti stanchi, e, in maniera del tutto naturale e fisiologica, ti rendi conto che il momento di dire basta a questo tipo di dinamiche.
Perché le “Demo” saranno anche belle, ma se poi non compri il titolo completo, prima o poi finisci per stancarti. E credo sia la cosa più naturale (e salvifica!) di questo mondo!