Viaggio nella "Munnizza" palermitana

Ore 17:30 del 3 Giugno 2009.

Un pomeriggio come tutti gli altri a Palermo, sereno con qualche soffio di vento. A far da cornice a questo quadro tipicamente nostrano, il nauseabondo olezzo della "munnizza" che straborda agli angoli delle strade, ammonticchiata fino a far sparire i cassonetti.
Alcuni mosconi ronzano tra i sacchetti marci, buttati sotto il sole da non si sa più quanti giorni: qualcuno ha intravisto una pantegana far capolino tra quei piccoli monti fatti di plastica e puzza.

Entro in una pizzeria: il proprietario è intento a scrivere si di un’agenda. Ci presentiamo: si chiama Rosario. Gli chiedo da quanti giorni non raccolgano l’immondizia davanti al suo locale:

– "Saranno… Fammi fare quattro calcoli: si, credo da sabato scorso!"

Ci avviciniamo all’entrata del suo locale: la scena che si presenta proprio davanti ai tavoli è a dir poco tragica:

– "Tutta quella immondizia, non ha avuto degli effetti deleteri sulla sua attività?"
– "Beh, considera che noi facciamo mangiare i nostri clienti proprio qui, sui tavoli che danno sulla strada, e di certo non è un bel vedere. Ma noi ci siamo attrezzati, e abbiamo chiamato per saperne di più. Ci hanno assicurato che rimuoveranno tutto al più presto…"

Gli domando che idea si fosse fatto, personalmente, della vicenda: mi racconta che si sente davvero schifato da tutto ciò che sta accadendo:

– "E’ proprio la Politica ad essere sbagliata: sappiamo tutti di chi è la colpa! In fondo, è colpa loro e anche colpa nostra!"

Poi, esce un piccolo fogliettino dalla sua tasca: è un’articolo di giornale di qualche settimana fa. Riporta la lista dei presunti sprechi dell’azienda dei rifiuti:

– "La porto sempre con me: qunado qualcuno mi fa dei discorsi sbagliati, gli faccio leggere queste cifre! Anzi, appena arrivano i ragazzi lo faccio fotocopiare e lo appendo in negozio!"

Continuo a camminare: mi accorgo che la situazione è davvero grave, forse più grave di quella che le immagini in tv ci mostrano. Sicuramente, quelle immagini riprese dai TG non rendono giustizia alla situazione di emergenza in cui versano le strade, i quartieri, la città.

Pochi metri più avanti, un fruttivendolo sta servendo i suoi clienti: anche in questo caso, davanti al suo esercizio la scena è pietosa.

Mi avvicino, domandandogli da quanto tempo la spazzatura non venga raccolta: anche lui ammette di aver perso il conto dei giorni passati.
Mi racconta che giusto vicino casa sua, la spazzatura sta raggiungendo altezze elevate, accumulata da giorni interi sotto il caldo e la pioggia di questi ultimi giorni.

Poco distanti ci sono degli anziani che discutono seduti su un muretto: la frase di uno di loro riassume perfettamente la situazione tragica in cui versa la città.

– "Cosa ne penso di tutta questa situazione ? Che a Palermo la cosa più pulita … E’ la spazzatura !"

 

 

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6 Commenti

  1. Gira e rigira vedo che quest’argomento è comune a molte regioni . Qualche giorno fa anche io l’ho trattato, perchè di questi tempi, col caldo, le blatte faranno banchetti succulenti.

    Giusto ieri ne ho visto una dozzina ronzare intorno alla massa di “monnezza” sotto casa.

    Si salvi chi può, noi blogger dovremmo trovare idee per il riciclaggio immediato. Lanciamo un’appello!!

    buonaserata

  2. ciao carissimo,

    non entro nel merito sindacale della questione “Palemmitana”, mi limito ad una considerazione:

    quelli che hanno almeno 50 anni si ricordano benissimo che negli anni ’60 tutti i tipi di bevande venivano commercializzate con la formula “vuoto a rendere” e le Signore andavano per negozi e mercati con la propria borsa della spesa, provate a togliere da quei cumuli di immondizia, intendo con l’immaginazione, tutte le lattine, le bottiglie di plastica e le varie confezioni di dociumi, brioches, blister, sacchetti ed il materiale di risulta di tutti i cibi confezionati, quei cumuli, come quelli di ogni altra città o paese, si ridurrebbero ai minimi termini, una della grandi responsabilità delle multinazionali è proprio quella di aver creato la formula usa e getta, le lattine, le bottiglie di plastica e tutto il packaging alimentare, evidentemente aumentando gli introiti, i prezzi e le montagne di monnezza.

    Tads

  3. Ciao SDAT …
    … Però c’è da dire che non tutti i “Packaging” ingombrano : il “Tetrapak” , ad esempio , non lo fa , in quanto una pila “compattata” di Tetrapak contiene tantisssssime confezioni in più rispetto a una pila di “Non Tetrapak” ! :-)

  4. si ma il problema non è lo scaffale del supermercato… quando hai finito di bere il tetrapak si cumula alla spazzatura, se fosse una bottiglia da restituire sarebbe diverso, è comunque il tetrapak è un’altra invenzione industriale che reca vantanggi alle case produttrici e non di certo al consumatore nè allo smaltimento.

    Forse mi sono spiegato male, la nobile invenzione del riciclaggio è un subdolo meccanismo che ti impone di pagare più volte la stessa confezione, so che non si può tornare più indietro ma se compro un litro di succo di frutta perchè devo pagare una confezione che poi devo sbattermi per la differenziata e poi ripagarla, una volta riciclata? col sistema da me menzionato si pagava solo ed esclusivamente il prodotto. Prova a pensare, è solo un esempio, a quelli che hanno la bombola del gas, se ogni volta che si esaurisce dovessero ripagare gas e bombola.

    Nelle vinicole, anni fa, si andava con la bottiglia in mano e si pagava solo il vino, adesso compri una confezione “moderna” e metti in moto un dispendioso, per i consumatori, meccanismo perverso.

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